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Bruciare una foto non è solo un oltraggio alle istituzioni, è anche una rinuncia alla nostra civiltà

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E’ successo di nuovo. Un’altra fotografia del Ministro Valditara è stata bruciata, a Roma, davanti alla sede del Ministero. Questa volta è successo poco prima che iniziasse il corteo contro la violenza di genere, un sabato pomeriggio che doveva essere dedicato alla non violenza. Ogni volta che accade, è una stretta al cuore. Ma, perché, tanto odio e tanta follia? Ma, perché, alzare continuamente il livello dello scontro e della conflittualità?
Mi viene da pensare che l’episodio di Roma non sia solo una manifestazione politica, non sia solo violenza eccessiva, scappata di mano, ma sia altro. Alcuni di loro sono giovani che schiumano di rabbia, che vogliono ripudiare o oltraggiare i valori sacrosanti, di cui la nostra Costituzione è permeata; vogliono sradicare quei patti di lealtà che hanno plasmato il nostro modello culturale, garantendoci la coesione sociale. Desiderano far prosperare la loro cultura che, a parole, dicono essere di pace ma, poi, di fatto, rinunciano al dialogo per prendere a schiaffi le istituzioni.
A questi giovani ricorderei che la prosperità, la sicurezza e la libertà di questo paese dipendono da una cultura condivisa, che ha radici profonde, che sono la nostra eredità culturale e civile.
Incenerire la fotografia del Ministro Valditara non significa solo rinunciare al dialogo con le istituzioni, ma significa rinunciare al lascito della nostra cultura e civiltà. Significa rinunciare a essere ciò che siamo, alla nostra identità, a un modo sensato di vivere, che rispetta le istituzioni e le opinioni altrui.

Ivana Londero