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Valditara insiste: “Femminicidi compiuti da partner scesi del 12%, merito della cultura della prevenzione del Governo”

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Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, intervenuto a Job&Orienta a Verona, in un punto stampa, ha ribadito il suo pensiero in merito al patriarcato e alla violenza sulle donne, portando alcuni dati.

“I femminicidi compiuti da partner in questo anno sono scesi del 12% e questo è merito anche della cultura della prevenzione con lo stanziamento di 13 milioni di euro con cui si affronta la marginalità sociale per l’integrazione degli studenti stranieri anche irregolari“, queste le sue parole, riportate da TgCom24 e Agenzia Dire.

“Partire dalle scuole”

“Ho detto che il maschilismo è il nostro vero nemico e deve essere combattuto strenuamente con la cultura del rispetto. Questo è il primo governo che ha messo l’educazione al rispetto verso la donna come un obiettivo di apprendimento. Si deve imparare tanto Dante quanto il rispetto verso la persona e la donna. Il maschilismo considera la donna come oggetto e con una minore dignità ed è alla base della cultura della violenza e della discriminazione. Il femminicidio è la punta dell’iceberg”, ha aggiunto.

“Il nostro impegno è che la violenza venga bandita a tutti i livelli”, ha affermato il ministro. “Tutto questo deve iniziare dalle scuole dove l’educazione al rispetto in assoluto e verso la donna è obbligatoria ed è un obiettivo di apprendimento. Violenza sulle donne causata anche da marginalità sociale. Con uno stanziamento di 13 milioni di euro deciso dal Governo si contribuisce ad affrontare quella marginalità sociale che causa anche quei numeri elevati di violenze sessuali commesse da immigrati non regolari”, ha aggiunto Valditara.

Il ministro ha spiegato che “con questo investimento raggiungiamo 30 mila ragazzi, alcuni dei quali sono immigrati. Questa è una visione che vuole tutelare realmente la donna e che vuole una società in cui la donna venga valorizzata”.

“Serve maggior collegamento tra scuola e impresa per colmare quel grave mismatch che colpisce sia i giovani, che così perdono occasioni, sia il mondo produttivo, che perde competitività. È un mismatch connesso al fatto che la scuola oggi non è in grado di offrire specializzazioni coerenti con le necessità del mondo del lavoro. Per questo abbiamo messo in campo la riforma della filiera tecnologica-professionale 4+2”, ha detto ancora, aggiungendo: “In Italia c’è qualcuno che ancora guarda al passato e dice che guai a contaminare la scuola con l’impresa, perché ci sarebbe il rischio di subordinarla agli interessi degli imprenditori: quanto di più sbagliato, perché in realtà la scuola ha bisogno di questo dialogo, ha bisogno di questo scambio di esperienze, come di un’alternanza scuola lavoro svolta in sicurezza, secondo quanto questo Governo, per primo, si è impegnato a garantire”.

Scuola, tecnologie e mismatch

Il ministro ha parlato poi di innovazione a scuola: “Sono orgoglioso di poter dire che siamo tra i primi ad aver applicato in via sperimentale l’intelligenza artificiale alla didattica. È avvenuto in quattro regioni e mi fa molto piacere, fra l’altro, che la prima resasi disponibile alla sperimentazione, attraverso gli assistenti virtuali e le nuove forme di didattica, sia una regione come la Calabria (in particolare una scuola di Palmi). Questo sta a significare proprio quella voglia di futuro che caratterizza sempre più la scuola del Sud”.

Il ministro – oltre al problema del mismatch tra domanda e offerta di lavoro, che chiede un maggior collegamento tra scuola e imprese –, ha affrontato anche il tema della riforma 4+2: “La riforma sta incontrando un interesse straordinario e molte scuole stanno chiedendo di aderire alla sperimentazione per il prossimo anno scolastico. Anche per il liceo del made in Italy, quest’anno contiamo di avere adesioni più significative. L’anno scorso, infatti, è stata avviata pochi giorni dopo essere stata approvata e l’impatto è stato comunque soddisfacente, avendo coperto alcune regioni importanti”.

Le parole di Valditara alla Fondazione Giulia Cecchettin

Valditara, insomma, non arretra dal pensiero esposto lo scorso 18 novembre nel corso della presentazione alla Camera della fondazione Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio.

Ecco le parole incriminate del ministro Valditara, poi aspramente criticate visto il legame attribuito tra le violenze e l’immigrazione irregolare e il riferimento a patriarcato, che secondo il ministro non esiste più: “Il fenomeno della violenza sulle donne si manifesta anche nella discriminazione. Consentire ad una donna di avere pari opportunità è fondamentale. Cacciari esagera quando dice che il patriarcato è morto; ma certamente è un fenomeno finito con la fine della famiglia fondata sulla gerarchia. Ci sono invece residui di machismo, che portano a considerare la donna come un oggetto. Il maschilismo si manifesta in tanti modi, anche nel catcalling”.

“Se una volta il femminicidio era frutto di una concezione proprietaria di una donna, oggi sembra più il frutto di una grave immaturità narcisistica di un maschio che non sa sopportare i no. Si parte dalle scuole ma bisogna coinvolgere le famiglie, con relazioni improntate al rispetto, la società, i social, la pubblicità. Ci sono rischi nuovi, con pratiche che offendono la donna”.

“Abbiamo di fronte due strade – ha detto il ministro riferendosi alle soluzioni contro la violenza sulle donne -, una concreta, ispirata ai valori costituzionali e un’altra ideologica. La visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato. Massimo Cacciari esagera quando dice che il patriarcato è morto 200 anni fa, ma certamente il patriarcato come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975 che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia, la famiglia fondata sull’eguaglianza. Ci sono invece residui di maschilismo, diciamo di machismo, che vanno combattuti. Non si può far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e devianza in qualche modo discendenti dalla immigrazione illegale”.

“Abbiamo deciso di puntare sull’Educazione Civica, con il rispetto verso ogni persona. Chi non riconosce che dal rispetto di ogni persone si combatte anche la violenza contro le donne non ha capito che sono questi i fondamentali di una società civile, armonica, senza discriminazioni e senza violenza”.

“Alcuni dicono che l’Educazione Civica dura solo 33 ore: sbagliato. Le linee guida sull’Educazione Civica pongono come obiettivo di apprendimento proprio il rispetto, verso gli esseri umani e verso la donna. Questi obiettivi devono caratterizzare tutti i programmi scolastici, tutti gli studenti nel loro percorso dovranno perseguire e raggiungere”.