Oggi, giovedì 28 novembre, alle ore 10, presso l’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera si svolge il convegno “20 anni di Fondo Espero – Quale futuro per la scuola con l’intelligenza artificiale”. L’appuntamento viene trasmesso in diretta webtv della Camera dei Deputati.
Alle 10:30 si apriranno i lavori con i saluti istituzionali di personalità di spicco come Annarita Patriarca, Paolo Barelli (Capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati), Francesca Balzani (Presidente facente funzione della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), Gabriele Fava (Presidente INPS), Antonio Naddeo (Presidente ARAN) e Riccardo Resciniti (Presidente di Fondo Scuola Espero).
Relazione introduttiva e interventi
Alle 11:00, il professor Alberto Mattiacci, docente di Economia e gestione delle imprese presso la Sapienza Università di Roma, terrà una relazione introduttiva che delineerà le sfide e le opportunità per il futuro della scuola. Seguiranno interventi di esperti di spicco: Fabio Babiloni, Professore di Neuroscienze e Fisiologia presso la Sapienza, e Paola Pisano, Professore di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Torino ed ex Ministro dell’Innovazione Tecnologica. Completa il panel Elvira Carzaniga, Responsabile della Divisione Education di Microsoft Italia.
La tavola rotonda
A mezzogiorno inizierà una tavola rotonda che vedrà la partecipazione dei principali rappresentanti delle organizzazioni sindacali della scuola e delle associazioni di categoria. Tra gli ospiti figurano Alessandro Rapezzi (FLC CGIL), Ivana Barbacci (CISL SCUOLA), Giuseppe D’Aprile (UIL SCUOLA RUA), Vito Carlo Castellana (Coordinatore nazionale GILDA degli Insegnanti) e Antonio Palcich (ANP). La discussione sarà moderata dal direttore della Tecnica della Scuola Alessandro Giuliani.
Ecco le parole di Ivana Barbacci: “Abbiamo attenzione rispetto al progredire dell’innovazione tecnologica nelle pratiche educative quotidiane. Le scuole sono più avanti rispetto alle riflessioni accademiche. Noi sindacati dobbiamo essere bravi in termini contrattuali a interpretare le pratiche professionali. Abbiamo bisogno di professionalità nuove nelle scuole. Dobbiamo essere capaci di inquadrare le potenzialità dell’IA in una logica organizzativa. Il nucleo fondamentale è la formazione. Dobbiamo essere capaci di anticipare i processi con un sistema integrato di formazione che renda la scuola protagonista e non fruitore dell’IA”.
“Non possiamo tornare indietro. In prima battuta l’IA potrebbe aiutare i processi amministrativi. Nella didattica si apre uno scenario di altissimo valore e potenzialità. Apriamoci e non ripieghiamoci su noi stessi, la scuola è già avanti”.
E, sul Fondo Espero: “Ci sono atteggiamenti tiepidi in una categoria che ha l’esigenza di essere accompagnata in maniera forte nell’informazione. Crediamo nelle potenzialità di Fondo Espero, un’occasione importantissima. Ora abbiamo il personale che ha completato il percorso professionale. Serve un percorso stringente di informazione, sia per chi è a metà della carriera sia per i precari che perdono di vista il costruire una garanzia per il futuro, pensando solo al presente. I comparti del privato hanno dimostrato quanto sia conveniente creare una seconda gamba previdenziale. Il silenzio assenso dovrebbe accelerare il tutto”.
Ecco le parole di Alessandro Rapezzi: “Una scuola senza docenti è impossibile. A scuola l’elemento fondamentale è la relazione educativa, non si scappa, la macchina non può sostituirla. Può aiutare, dare un contributo a superare difficoltà. Ma la relazione umana è insostituibile. Dobbiamo far ri-innamorare il personale del suo lavoro. Come fare? Se il personale non è innamorato la relazione non c’è. Bisogna far sì che il lavoro sia completo, riconosciuto”.
“L’IA ci aiuta per aumentare la produttività. Noi a scuola dobbiamo fare l’esatto contrario, abbiamo bisogno di più tempo. A scuola dobbiamo rallentare il tempo. A volte la fretta di accelerare i processi compromette la relazione educativa”.
“Parlare di previdenza complementare è il miglior modo di difendere la pensione pubblica. Ha stentato a decollare e ci sono conseguenze devastanti. Il fatto che il Fondo Espero abbia un’adesione al 10% è frutto di poca informazione. L’informazione deve contribuire a sviluppare una cultura della previdenza. I lavoratori di oggi hanno incertezza, insicurezza e scetticismo sulla costruzione della pensione. Dobbiamo ristimolare questa prospettiva. Dobbiamo spiegare e promuovere la previdenza complementare. Smetterei di parlare di silenzio assenso ma parlerei di silenzio informato obbligatorio”.
“Non obblighiamo ad aderire o no ma a compiere una scelta informata. Le persone privatamente fanno delle cose ma non pubblicamente, ad esempio le assicurazioni private. Questo è un problema di informazione. Noi sindacati serviamo a questo, a costruire consapevolezza”.
Ecco le parole di Giuseppe D’Aprile: “Solo il 41% degli studenti sa cosa sia esattamente l’IA. Due su tre la usano solo per i compiti, che è l’uso più pericoloso. L’IA esiste e dobbiamo fare i conti con essa. Non abbiamo una posizione di chiusura ma di apertura e ricerca di soluzioni. Non possiamo farci governare dall’IA a scuola. Non possiamo rischiare che gli studenti si appiattiscano. Dobbiamo insegnare ai ragazzi che questi sono solo strumenti, e che il loro pensiero critico debba governarli”.
“Prima di schierarci bisogna riflettere insieme sugli obiettivi che bisogna raggiungere e la sostenibilità di questa evoluzione digitale. Per noi tra gli obiettivi c’è la garanzia di pari opportunità per tutti, senza esclusione, con multiculturalità”.
“Bisogna chiedersi perché ci sono poche adesioni al Fondo Espero. I fondi di pensione esistono da relativamente poco in Italia. Il personale della scuola è quello che si è affacciato per primo verso di essi. Il gap che c’è tra lo stipendio in godimento e quello all’atto della quiescenza fa riflettere. Abbiamo opposizioni interne nei sindacati, c’è chi rema contro il Fondo Espero. Queste convinzioni non derivano da scetticismo ma da questioni politiche”.
“Dobbiamo superare tutto ciò. Sono anni che ci poniamo questo problema. Bisogna avere un rapporto faccia a faccia, il personale della scuola deve conoscere, non ha bisogno di conoscere la finanza quantitativa ma di due parametri: quanto spendo e quanto guadagno, e questo lo dobbiamo fare insieme”.
“La scuola può fare tanto in educazione finanziaria. Ci sono condizionamenti socio culturali, c’entra il contesto in cui si sceglie. Bisogna partire da questo. I lavoratori non conoscono l’educazione finanziaria. Le conoscenze possono fare la differenza”.
Ecco le parole di Vito Carlo Castellana: “L’IA non è un limite, ma una risorsa. I miei studenti sono più fortunati di me, hanno uno strumento in più. Ritengo fondamentale l’uso dell’IA nella didattica. I ragazzini però sono sempre un passo avanti a noi. Se diamo un compito ai ragazzi c’è il rischio che riportino tutti lo stesso aspetto. Nell’ambito umanistico è più complicato. Il Fondo Espero conviene”.
“Spesso il docente diventa un punto di riferimento, un confidente. Noi docenti dobbiamo essere vicini ai ragazzi, avvicinarli, dobbiamo affascinarli e fare i conti con la realtà. Non possiamo fare a meno dell’IA, è un processo inarrestabile”.
“Il rischio nella didattica è portare a non sbagliare più. Il ruolo del docente è anche far capire come l’errore sia un punto di partenza per costruire il cittadino di domani. Dobbiamo essere mediatori tra tecnologia e realtà. Prima i docenti avevano il monopolio della conoscenza, oggi abbiamo una società che si è laureata con TikTok. Il ruolo del docente è fare capire quali sono le fonti giuste e quali no. La scuola oggi deve fare capire l’importanza dell’errore agli studenti. Sennò la società sarà fatta da asociali e a-social. Il luogo classe è invece il ruolo dove si costruisce l’individuo”.
“C’è tanta diffidenza al Fondo Espero. Alcuni si lamentano di tassazioni eccessive e non hanno il Fondo Espero. Il problema grosso è che la categoria non guarda al futuro, ma nell’immediato. Spesso i precari preferiscono la supplenza vicino casa rispetto alla supplenza annuale. Poi ci si accorge di avere buchi pensionistici e di non avere gli anni per andare il pensione”.
“Abbiamo di fronte delle macchine da guerra, come le Poste o le banche. Bisogna parlare in modo concreto, non astratto con i colleghi. Dobbiamo catechizzare i colleghi. Il Fondo Espero dà un 1% di aumento al mese fisso. Dobbiamo cambiare l’approccio, essere più pratici. Ma ci vuole l’aiuto ai sindacati anche dell’amministrazione”.
Ecco le parole di Antonio Palcich: “La scuola fa fatica a togliersi di dosso l’eredità gentiliana. La scuola ha una caratteristica meravigliosa: elaborare le riforme in modo particolare, spesso facendole deragliare. Non dobbiamo avere paura, tanto le innovazioni arrivano. Tenerle fuori dalla scuola creerebbe uno scollamento con la società. Quello che è importante è la formazione dei docenti ma anche dei dirigenti”.
“Una delle lamentele è il sovraccarico di lavoro amministrativo. Su questo l’IA può fare molte cose perché automatizza processi. L’IA impara e quindi migliora mano a mano. Servono soluzioni per rendere agibile la formazione del personale, è necessaria per non perdere la grande opportunità dell’IA”.
“Sui conti non si scherza. Il Fondo Espero conviene molto ai dirigenti. C’è una buona percentuale di iscritti tra i più giovani. La matematica crea antipatia a pelle ma se i conti dicono una cosa non si può inventare. A scuola bisogna parlarne di più, dovrebbe farlo anche lo Stato. Rischiamo che i giovani si trovino con pensioni molto basse”.
Conclusioni affidate al Ministero dell’Istruzione e del Merito
Il programma si conclude alle 13:00 con l’intervento di Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito, la cui presenza è ancora da confermare.
Ecco le sue parole: “Fondo Espero è fondamentale per i lavoratori della scuola per garantire e realizzare il disegno complessivo che vogliamo, ossia la serenità anche nella fase post lavorativa. Dobbiamo veramente metterci tutti di buona volontà per fare compiere una rivoluzione culturale e dare autorevolezza al personale scolastico”.
“Per farlo ci vuole un investimento nella valorizzazione stipendiale, ci stiamo provendo, ma ci vuole anche un discorso di welfare e previdenza. Nel 2023 abbiamo previsto che ci possa essere un’adesione tacita con il silenzio assenso, aumenteranno quindi le adesioni al Fondo. Il Fondo ha criteri ambientali, sociali, proprio per valorizzare il proprio patrimonio. Mi farebbe piacere se si potessero considerare anche investimenti nel mondo della scuola. Credo che usare questo patrimonio anche per investire nel mondo della scuola possa essere un aiuto importante”.
E, sull’IA: “La scuola è una grande comunità educante ed umana, dove il ruolo del docente dovrà essere sempre centrale, i docenti devono governare ogni strumenti. Anche la sperimentazione che abbiamo avviato va in questo senso. L’uso dell’IA e degli assistenti virtuali dovrà sempre privilegiare le competenze e il ruolo del docente”.
“Nell’epoca del Covid, quando si è interrotto il rapporto umano, mediato dagli strumenti digitali, l’efficacia della didattica è calata. La scuola è proprio questo, è la relazione empatica tra docente e studente. Non è un caso che si insista molto su questo rapporto, che deve generare passione, entusiasmo. Solo la figura del docente può suscitare nei giovani questo trasporto nei confronti dell’apprendimento”.
“L’IA può essere utile e non va demonizzata. Va monitorata sul campo; se il progetto dovesse dare risultati interessanti verrà esteso. L’IA può essere uno strumento per l’inclusione, penso ai 25 milioni da noi investiti per i giovani con disabilità. La personalizzazione della didattica a cui io tengo può essere rafforzata da questi strumenti”.
“Però deve essere sempre sottolineato che tutto questo non può ridurre e marginalizzare il ruolo centrale del docente. La scuola va sempre considerata come una grande comunità, e mette al centro la persona. La scuola costituzionale presuppone la bellezza di queste relazioni”.