Lo sciopero generale nella scuola contro la legge di bilancio e il governo? E’ stato un mezzo flop. Così anche un articolo apparso su Italia Oggi che riporta i dati, gli stessi da noi pubblicati e presi dal Ministero dell’istruzione, con l’aggiunta tuttavia del numero complessivo di tutto il personale del comparto scuola che conta 1,2 milioni di dipendenti, il settore più corposo del pubblico impiego.
A cui dunque si possono aggiungere le considerazioni generali che sottolineano il fatto che una percentuale così esigua, di cui non si è certamente avvertita la mancanza in classe, fa pensare a un deliberato disimpegno nei confronti della protesta sindacale che però, è il caso farlo rilevare, non si è verificata solo con questo Governo.
È da decenni ormai che gli insegnanti non scioperano più in massa, lasciando pensare che sono soddisfatti sia della retribuzione sia dell’aspetto normativo della loro funzione. Fra l’altro, da intellettuali, dovrebbero pure essere gli interpreti più attenti della società e delle vicende politiche, per cui, anche da questo punto di vista, bisogna prendere atto delle loro scelte, ritenendo allora che a scuola tutto va bene e che le problematiche che spesso vengono sollevate sono del tutto irrilevanti o comunque non meritevoli di molta attenzione.
I numeri infatti parlano chiaro, anche perché fra le percentuali si inseriscono i precari e l’annoso problema dei concorsi, mentre esponenti del Governo fanno notare l’evidente flop partecipativo che declamerebbe fiducia e consenso nelle scelte del ministro. Ha dichiarato infatti Italo Bocchino, direttore editoriale del Secolo d’Italia, a La 7: “Gli insegnanti stanno con Valditara”.
Niente dunque proteste neanche per le carenze strutturali dei plessi in cui i prof e il personale esercitano il loro lavoro, come la vetustà degli edifici, il sovraffollamento, i riscaldamenti, le umidità ecc.
E non c’entrerebbe neanche la richiesta di adeguare il loro salario a quello della media europea, né di recuperare dell’autorevolezza perduta, né di implementare il merito, né di evitare gli accorpamenti, né di svolgere concorsi affidabili, né di eliminare il precariato come anche l’Europa ha chiesto all’Italia.
Dalle percentuali dunque dello sciopero, sembra che tali questioni non riguardino i nostri prof. Così almeno sembra.