Dieci voti su emendamenti agli articoli 1 e 3 del ddl di riforma della scuola e stop. Complice anche i ballottaggi, la maggioranza va con il rallenatatore. I propositi di Marcucci, “fare il piu’ in fretta possibile”, non sono rispettati. Senza il parere della commissione Bilancio – presieduta dal senatore Ncd Antonio Azzollini su cui pende una richiesta di arresto – sul piano tecnico era impossibile andare avanti ma su quello politico il rinvio alla seduta di domani alle 20,30 sembra essere un supplemento di riflessione.
I numeri, infatti, sono risicati e le opposizioni “fiutano” l’occasione per mettere in difficoltà il governo.
Tanti sono i fronti aperti, come aggiunge l’Asca: da un lato c’è Forza Italia, ringalluzzita dalle vittorie del centrodestra unito, che difficilmente farà concessioni o darà aiuti per fare passare la riforma. Non è un caso che oggi in commissione Istruzione si sia vista la senatrice Mariarosaria Rossi, plenipotenziaria di Silvio Berlusconi.
Poi c’è la minoranza interna che stavolta, ben oltre i documenti critici redatti in occasione dell’approvazione alla Camera, potrebbe puntare i piedi.
In commissione i rapporti di forza sono quelli: 12 senatori per l’opposizione – agguerriti e “pronti a tutto” per cambiare una riforma giudicata pessima da Sel e Movimento cinque stelle – 15 per la maggioranza. Tra questi, pero’, ci sono i due dissidenti dem Corradino Mineo e Walter Tocci e il senatore a vita Carlo Rubbia. E non sembrano possano essere sostituiti.
Da considerare anche il problema dei tempi. Se i nuovi insegnanti dovranno essere in cattedra a settembre la riforma dovrà vedere la luce entro fine mese.
Che fare, quindi? Ci sono solo due strade: 1) giocarsi il tutto per tutto rischiando che sull’articolo 10, quello sul piano di assunzioni dei precari – sul quale Sel ha presentato un emendamento che chiede lo stralcio delle immissioni in ruolo dal corpus complessivo della riforma – i fronti delle opposizioni si coalizzino battendo la maggioranza;
2) trovare un accordo ma al prezzo di modifiche ad alcune parti sostanziali della riforma come la chiamata diretta dei docenti. Meno probabile che passi l’idea di accantonare la “Buona Scuola” a vantaggio della riforma della Rai (che avrebbe bisogno comunque di attendere i pareri della Bilancio). Non è escluso nemmeno il voto di fiducia per ‘blindare’ il disegno di legge.
La riunione del gruppo Pd di oggi, prima della commissione, è stata, si apprende, una sorta di ‘work in progress’. Un lavoro che proseguirà – i senatori dem si vedranno di nuovo tra domani e dopo domani – e affiancherà l’iter in commissione cercando evidentemente di giungere a una sintesi che soddisfi anche le posizioni più critiche.