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Studente musulmano in PCTO rifiuta di prendere ordini da una donna: cosa può fare la scuola per prevenire queste situazioni?

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In una piccola azienda del nord Italia, che accogliei studenti in PCTO per avvicinarli al mondo del lavoro, si è verificato un episodio da cui prendiamo spunto per fare alcune riflessioni su inclusione e rispetto reciproco.

Un ragazzo, studente di un istituto professionale e praticante musulmano, si è rifiutato di seguire le indicazioni di una responsabile donna, giustificando la sua posizione con motivazioni legate alla propria fede religiosa.

L’episodio

Durante la sua esperienza in azienda, il ragazzo si è mostrato collaborativo fino a quando gli è stato chiesto di riferire direttamente a una figura femminile, supervisore del suo reparto. A questo punto, ha dichiarato apertamente di non poter accettare ordini da una donna, richiamandosi a una presunta incompatibilità con i principi della sua religione. La questione ha rapidamente attirato l’attenzione non solo all’interno dell’azienda, ma anche a scuola.

Il contesto culturale e legale

L’Italia, come molte altre società multiculturali, si trova spesso a fare i conti con la convivenza di norme culturali e religiose diverse. Tuttavia, il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione italiana e il rispetto della parità di genere rappresentano capisaldi irrinunciabili della società. In un contesto lavorativo, queste norme si traducono nel diritto di ogni persona, indipendentemente dal genere, di esercitare la propria funzione e di essere rispettata per il ruolo che ricopre.

Dal punto di vista lavorativo, il rifiuto del giovane potrebbe configurarsi come una violazione delle regole aziendali e dei principi fondamentali di collaborazione e rispetto reciproco. Inoltre, l’esperienza del PCTO, peraltro obbligatoria, finalizzata alla crescita personale e professionale degli studenti, dovrebbe aiutare i ragazzi a comprendere e accettare le dinamiche del mondo lavorativo, che includono la cooperazione senza discriminazioni.

La scuola avrebbe potuto fare qualcosa per prevenire una simile situazione?

Innanzitutto, ricordiamo come si svolgono le attività di PCTO.

L’alleanza tra scuole e strutture ospitanti si concretizza nella collaborazione tra tutor interni e tutor esterni finalizzata al positivo svolgimento dell’esperienza di Alternanza della studentessa o dello studente.

Il tutor interno (docente) in particolare svolge diverse funzioni, tra le quali:

  • elabora, insieme al tutor esterno, il percorso formativo personalizzato che verrà sottoscritto dalle parti coinvolte (scuola, struttura ospitante, studente/soggetti esercenti la potestà genitoriale);
  • assiste e guida la studentessa o lo studente nei percorsi e ne verifica, in collaborazione con il tutor esterno, il corretto svolgimento;
  • gestisce le relazioni con il contesto in cui si sviluppa l’esperienza di alternanza scuola lavoro, rapportandosi con il tutor esterno;
  • monitora le attività e affronta le eventuali criticità che dovessero emergere dalle stesse.

Quindi, il suo ruolo è molto importante, perché rappresenta il punto di connessione tra scuola e azienda.

I percorsi si basano poi su una convenzione stipulata tra scuole e strutture ospitanti. La convenzione definisce le finalità del percorso con particolare attenzione alle attività da svolgersi durante l’esperienza di lavoro, alle norme e alle regole da osservare, all’indicazione degli obblighi assicurativi, al rispetto della normativa sulla privacy e sulla sicurezza dei dati, alla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Una situazione come quella che si è verificata avrebbe potuto essere evitata ponendo maggior attenzione nella stesura dei punti cardine della convenzione, in cui sarebbe stato opportuno indicare in maniera chiara le regole alle quali lo studente deve obbligatoriamente attenersi. Il tutor, inoltre, figura che conosce più da vicino i ragazzi impegnati nei PCTO, avrebbe dovuto accertarsi che al ragazzo fosse chiaro che nei contesti lavorativi, di qualunque genere, ci sono donne che ricoprono anche ruoli di responsabilità.

Cosa può fare la scuola a posteriori?

Quanto accaduto può tuttavia rappresentare un’occasione di crescita. Ad esempio, si può decidere di intervenire, avviando un confronto tra il ragazzo, l’azienda e un mediatore culturale.

L’obiettivo può essere dunque quello di trasformare l’accaduto in un’opportunità educativa, spiegando al giovane non solo l’importanza della parità di genere, ma anche il valore del rispetto reciproco in una società pluralista.

L’esperienza del PCTO in questo caso si è rivelata come uno specchio delle complessità della società contemporanea. Più che un fallimento, questo episodio può diventare un esempio di come affrontare le divergenze culturali, ribadendo l’importanza di valori condivisi come la parità e il rispetto reciproco, principi imprescindibili di ogni ambiente professionale e comunità civile.