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Vecchioni e l’errore di cui si vergogna: “Ero commissario alla maturità. Ho suggerito agli alunni, ma in modo sbagliato”

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Il cantautore ed ex professore Roberto Vecchioni, nel corso dell’ultima puntata di In Altre Parole, programma in onda su La7 condotto da Massimo Gramellini, ha raccontato un aneddoto sulla sua esperienza da docente, che ha a che fare con la maturità. Lo riporta Virgilio Scuola.

A un certo punto il conduttore si è rivolto al cantautore per chiedergli qual è stato un errore che gli ha migliorato la vita. Lui ha iniziato a sorridere raccontando quello che gli è accaduto un po’ di tempo fa quando ancora insegnava a scuola.

Il racconto di Vecchioni

“Te ne racconto uno che non ho mai raccontato, un errore che non ho mai raccontato. Mi vergogno a raccontarlo“. Roberto Vecchioni ha, infatti, tirato fuori dalla sua memoria un esame di Maturità di tanti anni fa al quale ha presenziato come commissario esterno. Quell’anno gli studenti impegnati durante la seconda prova scritta, la traduzione di una versione di latino abbastanza complicata. C’era in particolare una frase che aveva messo in crisi i ragazzi. Una frase composta da quattro o cinque righe che nessuno di loro era riuscito a tradurre.

Roberto Vecchioni aveva deciso di dar loro una mano, dettando letteralmente la traduzione di quella parte di versione piuttosto ostica. Però, come ha raccontato lui stesso durante la trasmissione, con un po’ di ironia, ma anche di imbarazzo, non ha dato ai maturandi il suggerimento “giusto”.

“Un errore che non ho mai detto a nessuno. Ero commissario d’esame di latino e greco. Al compito di latino scritto c’era una frase di quattro – cinque righe che nessuno riusciva a tradurre e l’ho dettata io ai ragazzi. La traduzione era sbagliata”, queste le sue parole.

Paola Iezzi ex alunna di Vecchioni: “Era il docente che tutti sognano. Iniziò l’anno con una parolaccia, noi terrorizzati”

Sull’esperienza di Vecchioni da docente ha parlato di recente la cantante Paola Iezzi, ex alunna del cantante. Ecco cosa ha detto: “È stato il mio insegnante solo per un anno, in quarta ginnasio, poi si trasferì a Desenzano con la famiglia. Ero brava in italiano e filosofia, ma con lui ogni tanto sono volati dei votacci in greco e latino che studiavo poco perché ero refrattaria alle regole, non mi piaceva imparare a memoria. Roberto era meraviglioso, un affabulatore, l’insegnante che tutti sognano di avere, quello dell’Attimo fuggente: ti apriva scenari che non avresti mai sospettato”.

“Aveva un’aria austera, arcigna, con il sigaro spento in bocca e il registro sottobraccio. Noi quattordicenni terrorizzati, era l’inizio dell’anno scolastico. Appoggiò il registro sulla cattedra facendo un rumore d’inferno: ‘Bene, adesso vi aspettano 5 anni di calci in c…’. Uscì sbattendo la porta. Ricomparve dopo 5 minuti e iniziò a fare lezione come se nulla fosse. L’ingresso con quella parolaccia era un modo per dire: ‘Raga, parlo la vostra lingua. Sono severo però vi capisco. Quindi non provate a prendermi in giro’. Quando l’Inter perdeva era particolarmente di cattivo umore, quindi noi la domenica speravamo sempre che i nerazzurri vincessero. Sennò erano dolori”, ha scherzato.