Una donna di 32 anni che aveva dato la disponibilità per lavorare come educatrice nei nidi del Comune di Torino, inserita nella lista della cosiddetta Mad, la messa a disposizione, si è vista negare il posto da supplente dopo aver spiegato di essere in maternità obbligatoria fino a gennaio.
C’è discriminazione?
Tre settimane dopo aver presentato la candidatura le hanno telefonato per proporle una supplenza e ha accettato, poi la brutta sorpresa, come riporta La Repubblica. “Mi hanno detto – sostiene la donna – che assolutamente non potevo accettare, che avevano bisogno urgente di personale e la mia maternità non era compatibile con il contratto”.
Per il Comune la Mad “non è in alcun modo comparabile con la situazione di chi vince un concorso e ha quindi diritto a essere assunto anche se è in congedo di maternità”. La vicenda è seguita dalla Cub. “È assurdo che un ente pubblico neghi il diritto di maternità a una lavoratrice, per di più in un settore in cui le donne sono il 95%”, sottolinea Claudia Giannone (Cub), che parla di “ingiustizia solo perché l’educatrice non è stata chiamata dalle graduatorie di concorso ma dalle Mad”.
La difesa del Comune
Per gli avvocati della donna, “analoga discriminazione è stata posta in essere nei confronti di altre educatrici inserite nelle Mad, il che ne rivela il carattere sistemico”. Gli uffici comunali si difendono però puntando sulla differenza tra graduatoria di un concorso e Mad, che “costituisce una mera manifestazione di volontà a mettersi a disposizione, senza aver superato alcuna selezione e senza un obbligo di assunzione da parte dell’amministrazione, che l’ha contattata per ricoprire una supplenza con disponibilità immediata fino al 30 giugno”.
Ancora, precisano che “non esiste alcun atteggiamento discriminatorio nei confronti delle madri lavoratrici, che costituiscono la maggior parte delle insegnanti ed educatrici che lavorano in nidi e scuole. Infatti, sono attualmente 21 le supplenti della graduatoria della selezione pubblica ‘SP2’ assunte in maternità e sostituite da altrettanti supplenti”.