Una storia emblematica di tante vicende che purtroppo riguardano tantissimi docenti in tutto il Paese. Una professoressa di sostegno alle scuole medie, di Torino, ha vinto il concorso e ha cinque giorni di tempo per raggiungere la nuova sede, a Domodossola, a tre ore e mezzo di treno e due di macchina da casa.
“Ci siamo messi tutti a piangere”
Come riporta Il Corriere della Sera, la 42enne era da tre anni supplente nella scuola in questione e ha aspettato a dirlo alla sua classe fino a quando non ha avuto la certezza che doveva andare via. “Quando l’hanno saputo ci siamo messi tutti a piangere, i miei alunni hanno chiesto al preside di farmi restare e una volta capito che non dipendeva da loro, hanno detto di voler scrivere al ministro”, queste le sue parole.
“I risultati sono usciti il 5 dicembre, un paio di giorni dopo ho avuto la conferma della provincia e l’11 dicembre della scuola”, ha spiegato la docente, che prenderà servizio nel nuovo istituto il 16 dicembre. “Il decreto prevede che, una volta ricevuta l’assegnazione della sede, bisogna lasciare la propria cattedra entro cinque giorni. Ma così si lascia una classe scoperta a quasi metà anno e i colleghi che erano sui posti ‘accantonati’ per i vincitori adesso si trovano senza lavoro e verranno sostituiti da altri precari chiamati da graduatoria con punteggi più bassi dei loro. Sta succedendo dappertutto”, questo il suo sfogo.
“Abbandonare la propria scuola a metà del percorso è pesante per noi insegnanti, ma soprattutto per gli studenti. Come docente di sostegno, stavo seguendo un ragazzo da tre anni. Una terza media, 18 ore alla settimana. Per tutta la classe ero un punto di riferimento. Un alunno mi ha anche detto: ‘ma prof, questo è un tradimento’. È una parola che ferisce, dimostra che loro sono ancora troppo piccoli per capire il mondo del lavoro e il meccanismo delle assunzioni”.
La tristezza di doversi trasferire lontano dagli affetti
L’insegnante deve affrontare non pochi problemi: “Ho risolto prendendo un albergo a 400 euro per cinque giorni. Poi per fortuna c’è il Natale e quindi spero poi di trovare una sistemazione grazie al passaparola, parlando con qualcuno del posto. Cinque giorni sono pochi per abituare i ragazzi al distacco, spiegare che non mi avranno più come riferimento. Il problema è anche la velocità con cui ti obbligano a trasferirti: cinque giorni per trovare una casa, un nuovo alloggio, abbandonare i tuoi affetti. Ora che mi trasferisco avrò il vincolo dei tre anni prima di poter chiedere un trasferimento, per potermi riavvicinare a Torino dove ho un compagno che è la mia famiglia. Non avendo figli, per la legge lui da solo non è abbastanza”.