Il continente africano si trova in una situazione umanitaria decisamente precaria. La totale assenza, per alcune aree geografiche, di servizi e welfare offerti dallo Stato Centrale comporta il subentro, per garantire l’educazione di quella fetta di popolazione benestante, di soggetti di natura privata, come istituti educativi o associazioni. L’assenza di un reale supporto sociale, in determinati casi, risulta essere il fattore scatenante della dispersione scolastica del continente. L’analfabetismo, nell’ultimo triennio, ha raggiunto livelli mai visti: oltre il 40 % della popolazione – pari a 400 milioni di individui – non è ancora in grado di produrre e leggere un testo scritto; gli accordi, le storie, il sapere locale vengono ancora tramandati oralmente. L’assenza inoltre di medici – gli ultimi dati parlano di un medico (inteso come unità) su oltre 20.000 abitanti – impedisce di diagnosticare patologie e monitorarle con farmaci, i quali scarseggiano. Internet copre solo le grandi metropoli: oltre il 67 % della popolazione è “offline”, escludendo il Marocco in testa con il 91 % della popolazione connessa regolarmente. Ciò impedirebbe anche l’entrata in contatto con mondi e culture assai differenti. Inoltre l’aumento recente dei costi d’iscrizione alle poche scuole private che sostituiscono quelle statali in territori particolarmente a rischio non fa altro che causare livelli di dispersione elevati.
L’educazione come business: i vantaggi restano sempre dei pochi. Il caso ugandese
L’assenza di fondi familiari anche minimi costituisce un problema schiacciante per molti nell’Africa subsahariana, dove la mancanza di poche centinaia di dollari può determinare il futuro di un giovane potenziale studente. La regione ha da tempo i tassi di abbandono scolastico più alti al mondo. Le ragioni variano, ma ila crisi finanziaria è la più nota nel continente. L’anno scorso, la Banca Mondiale ha affermato che il 54% degli adulti nell’Africa subsahariana considera il problema del pagamento delle tasse scolastiche più alto delle spese mediche e di altre spese. Ha affermato che le tasse scolastiche erano la principale fonte di preoccupazione finanziaria per il 40% delle persone in Uganda, dove le migliori scuole finanziate dal governo ora addebitano quasi 700 dollari di imposte per trimestre. Si tratta di una cifra significativa in questo paese dell’Africa orientale dove il PIL annuo pro capite era di 864 dollari nel 2023. Più di ogni altra cosa, sono gli imprevedibili aumenti dei costi da sostenere, a volte per motivi discutibili, a perseguitare i genitori in tutto il paese di oltre 45 milioni di persone.
Alcuni critici, tra cui il presidente del parlamento ugandese, hanno chiesto una regolamentazione per proteggere i genitori da questo genere di soprusi. La Commissione per le pari opportunità, un’agenzia governativa che monitora le disuguaglianze e le discriminazioni, ha pubblicato un rapporto a settembre chiedendo misure punitive contro le scuole finanziate dal governo che sembrano stabilire tasse eccessive. Quando si tratta di scuole private più popolari e più costose, il governo non è interessato a intervenire sui prezzi, ha affermato Dennis Mugimba, portavoce del Ministero dell’Istruzione. Stabilire le tasse per le scuole private è “puramente amministrativo e viene adattato in base all’ambiente aziendale”, ha affermato. Ma alcune spese come quelle che includono lo “sviluppo del capitale” non dovrebbero essere responsabilità dei genitori, ha affermato. Tali scuole private sono proliferate in Uganda e ora costituiscono la maggioranza delle scuole del paese, rispondendo alla domanda crescente ma anche sottolineando la redditività dell’istruzione come attività commerciale e di business. Ciò preoccupa alcuni esperti.
Dispersione, qualità didattica e costi
Ha avvertito che aumentare arbitrariamente le tasse può costringere gli studenti ad abbandonare gli studi. La frequenza scende dal 68% nella scuola elementare al 22% nella scuola secondaria, con difficoltà finanziarie come principale motivo di insuccesso negli studi, secondo i nuovi dati dell’Uganda Bureau of Statistics. L’Uganda ha un programma per l’istruzione secondaria universale, introdotto nel 2007 e simile a quello per l’istruzione primaria, ma tali scuole sono spesso fatiscenti e indesiderabili per molte famiglie. Sono generalmente gratuite, ma i genitori devono pagare tasse a volte onerose per uniformi, libri di testo e altri articoli. La dispersione nel continente africano presenta volti e dati differenti: in Nigeria oltre 18 milioni di bambini risultano scomparsi dai radar scolastici, in alcune regioni del Camerun l’80 % delle strutture scolastiche è chiuso a tempo indeterminato.
Il Kenya, come tutti i paesi dell’Africa Sub-sahariana, vede un grave problema di abbandono scolastico, sia maschile sia femminile, sostiene Alice for Children. In tutti i paesi però, l’abbandono scolastico femminile è maggiore di quello maschile. A inizio secolo, più del 40% delle ragazze tra 15 e 18 anni abbandonava la scuola. La situazione è fuori controllo nelle periferie delle grandi metropoli sub-sahariane, dove l’assenza totale di occupazione, di attività commerciali, di supporto sociale, sanitario e psicologico spinge migliaia di giovani tra le fila della micro e macro criminalità organizzata