Si continua a parlare dell’esclusione del cantante Tony Effe dal concerto di Capodanno di Roma, a causa dei testi musicali del trapper giudicati violenti e misogini. Il 33enne romano ha ricevuto tantissimi messaggi di solidarietà da parte di colleghi e non, che hanno gridato alla censura.
La critica di Gramellini
A dire la sua è stato il conduttore e giornalista Massimo Gramellini, su Il Corriere della Sera. Quest’ultimo, con un velo di sarcasmo, ha punzecchiato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, del Partito Democratico. “Il Pd avrebbe potuto indicare una popstar ecumenica, magari quel Cesare Cremonini autore di un bell’album in testa alle classifiche, ma forse l’ha ritenuta una scelta troppo banale e ne ha preferito una più competente: Tony Effe, il rapper del tormentone estivo ‘Sesso e Samba’ ballato in pubblico persino da Elly Schlein. Solo che la competenza a sinistra è contagiosa, e dopo l’annuncio è saltato fuori un secondo gruppo di dirigenti del Pd, se possibile ancora più competente del primo, che si è improvvisamente accorto di quanto i testi di Tony Effe fossero ‘violenti, misogini e sessisti’, incompatibili con lo spirito di una manifestazione finanziata dai contribuenti.
Qualche super-competente ha estratto dal cilindro la parola magica che ormai si usa per giustificare ogni censura: ‘divisivo’. Così il Pd ha stabilito di lasciare a casa Tony Effe, ritenendolo colpevole di essere lo stesso Tony Effe del giorno prima, quando era stato scelto dal Pd. Il tutto all’insegna della massima competenza”, ha aggiunto con ironia.
Edoardo Prati: “Tutti indignati per le parolaccette?”
A dire la sua è stato anche lo studente influencer culturale Edoardo Prati su Instagram. Anche a suo avviso tutti gli artisti dovrebbero essere liberi di poter cantare senza limitazioni: “Ma di cosa dovrebbero essere esempio? Qui c’è un fraintendimento. Io sono stato educato al cantautorato, ma tutti indignati perché i rapper dicono le parolaccette?”.
“Trapper come Niky Savage ha molta più coscienza poetica di certi melodrammi. La funzione dell’arte non è essere un esempio, è essere rappresentativa delle nostre coscienze, di aspetti umani. Non esistono aspetti umani più degni o meno degni di essere rappresentati. Esistono aspetti umani più veri o meno veri”, ha concluso.