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Valditara querela Lagioia: “Devolverò i 20mila euro ad una scuola che fa recupero di immigrati che non conoscono l’italiano”

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Come sappiamo il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha querelato lo scrittore Nicola Lagioia in quanto quest’ultimo ha criticato lo stile di un suo post su X di qualche mese fa, all’epoca dei fatti diventato un vero e proprio caso che ha avuto grande risonanza.

Il numero uno di Viale Trastevere ha rilasciato un’intervista a La Stampa in cui ha spiegato le sue ragioni. “Ogni persona corretta, e pure il pensiero liberale, distingue nettamente fra la critica politica e l’offesa e l’ingiuria, tanto è vero che qualsiasi ordinamento liberale prevede sanzioni penali e civili contro colui che diffama o ingiuria. Invito a rileggere le chiare parole di Kant sul significato morale del divieto di offendere e le parole altrettanto chiare dell’articolo 10 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali a proposito delle sanzioni per chi offende l’altrui reputazione. Dunque, citare in giudizio per offese ricevute è un diritto del cittadino. Piuttosto ci sono molti politici e giornalisti che confondono il diritto di critica, sacrosanto, con quello di insulto. Il primo attiene a una libertà costituzionalmente garantita, il secondo alla violazione di un principio di rispetto della persona, altrettanto costituzionalmente garantito”, ha esordito.

“Non sono permaloso”

“Non sono affatto permaloso tanto è vero che nella quasi totalità dei casi non reagisco agli insulti, ma credo fermamente nella cultura del rispetto e qui era in gioco la deliberata delegittimazione di un ministro dell’istruzione con una accusa del tutto falsa. È curioso che in passato illustri segretari democratici come D’Alema e Renzi abbiano sporto numerose querele senza che la stampa di sinistra si indignasse. Forse l’ingiuria è un metodo di lotta politica riservato alla sinistra. Aggiungo a questo proposito che è piuttosto chi ricorre all’insulto che denota idee deboli. Più in generale chi è liberale attacca le idee, anche in modo duro, chi esprime un atteggiamento totalitario – e i comunisti erano maestri in questo – cerca di screditare sul piano personale l’avversario, di deriderlo, di delegittimarlo moralmente”, ha aggiunto.

Ecco cosa farà Valditara in caso di vittoria davanti al giudice: “È stato detto il falso: che io avrei querelato Lagioia. Siccome non credo che in questi casi si debba coinvolgere la magistratura penale, mi sono limitato a offrire una mediazione civile a Lagioia per trovare una soluzione concordata. In quella sede mi sarebbero bastate le sue scuse. A questa mediazione Lagioia non si è presentato. Ha dichiarato di non aver ricevuto la comunicazione: se non fosse stata inviata non sarebbe stato possibile procedere oltre. Come risulta dagli atti, la raccomandata è stata regolarmente spedita al suo indirizzo. A questo punto non restava che la causa civile con una richiesta di risarcimento, peraltro assai modesta, di 20 mila euro, che, se il giudice riterrà di riconoscere, devolverò a qualche scuola che fa programmi di recupero per giovani immigrati che non conoscono la nostra lingua”.

“Il caso Raimo non c’entra”

E, sul caso di Christian Raimo, il docente sospeso dall’insegnamento per tre mesi dopo averlo criticato: “Il caso Raimo non c’entra nulla. Il ministro non ha alcun potere disciplinare contro un docente. In quel caso l’iniziativa è stata di un organo burocratico dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio e il giudizio è stato dato da un collegio composto da tre persone sulla base della violazione di alcune regole del codice disciplinare. Così come non c’entra nulla la satira. Non ho mai agito giudizialmente contro uno scritto o un video apertamente satirico. Qui non si tratta di satira, che ha una sua storica dignità: Lagioia è intervenuto in un dibattito screditando, non facendo satira”.

“Ben tre illustri linguisti hanno a suo tempo pubblicamente dichiarato che quel tweet era corretto dal punto di vista grammaticale. Fra questi addirittura il presidente onorario della Crusca. Lagioia non si è limitato a sostenere che il tweet era sgrammaticato – opinione quanto meno discutibile, ma che ovviamente non sarebbe un attacco alla persona – ma che io proprio non conoscerei la lingua italiana. L’affermazione appare come una offesa del tutto gratuita, e pure falsa e del tutto inconferente con l’oggetto del dibattito in cui è stata pronunciata”, ha proseguito Valditara.

“Chiarisco, contrariamente a quanto scritto da qualcuno, che l’avvocato che mi segue non è pagato dal ministero, ma da me. Descrivermi come un ‘potente’ che prende di mira un ‘poverino’ è demagogia che altera la realtà dei fatti: non controllo la magistratura, non controllo i giornali – che anzi in alcuni casi hanno fatto di Lagioia un martire -, non uso soldi pubblici, ma pago di tasca mia. Infine, se si ha fiducia nella magistratura non vedo il problema. Lagioia potrà dimostrare le sue ragioni. Sdoganare l’insulto, l’offesa, non è degno di un Paese civile, di una mentalità liberale e non è quanto cerchiamo di insegnare ai nostri ragazzi nelle scuole: la critica alle idee e al potere è il sale della democrazia, che pretende nel contempo il rispetto verso ogni persona. Se accettiamo la cultura dell’insulto e della diffamazione contribuiamo all’imbarbarimento della nostra società”, ha chiosato.

“Non volevo insultare Valditara ma difendere la scuola pubblica”

L’insegnante e scrittore Christian Raimo ha ripercorso, ai microfoni della Tecnica della Scuola, i motivi che hanno portato l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio a sanzionarlo con tre mesi di sospensione e a dimezzargli lo stipendio. La decisione dell’Usr è giunta a seguito delle sue parole pronunciate contro il ministro Giuseppe Valditara e ritenute evidentemente eccessive considerando il suo ruolo di dipendente pubblico: in particolare, Raimo tra le altre cose aveva detto che il Ministro è un bersaglio da colpire come si colpisce la Morte nera di Star wars.

“Quelle dichiarazioni – ha dichiarato ai nostri microfoni – sono state molto manipolate. Diciamo che se devo essere più chiaro, lì c’erano delle critiche alle politiche del Ministero e del Governo ma non delle critiche personali. E c’era una proposta politica, cioè una manifestazione per la scuola: quelle proposte politiche sono state prese per un insulto e una minaccia. Soprattutto è stato determinato dal fatto che il giornalista non ha riportato tutto, ha tagliato molti pezzi, così quelle parole sono risultate fuori contesto”.