La scrittrice Susanna Tamaro è tornata a parlare della sua battaglia contro l’uso troppo pervasivo delle tecnologie, soprattutto in età infantile ed adolescenziale, citando anche, per forza di cose, la scuola. Ecco cosa ha detto in un’intervista a Vanity Fair.
“Gli scrittori stanno diventando inutili, è la fine di un mondo. Però penso che tra i giovani nascerà il bisogno di parole vere, attraverso le quali conoscere la realtà: allora sarà una rinascita. Mi sembra che oggi siamo sommersi dall’intrattenimento, dalle distrazioni, dallo svago. Però un libro è qualcosa che serve anche a riempire un vuoto dell’anima, nutre per tutta la vita. Spero molto nei ragazzi. C’è da fare un bel lavoro nelle scuole, bisogna tornare all’alfabetizzazione”, ha esordito.
“Credo si possa ripartire dall’educazione”
“Essendo anche maestra elementare, è una mia battaglia: tornare a scrivere a mano. Io stessa scrivo a mano i libri. Purtroppo i giovani non hanno più fisicità, stanno quasi sempre seduti, immobili”, ha aggiunto con amarezza.
Ed ecco un riferimento ai divieti, come quello australiano, dei social ai minori di sedici anni: “In altri Paesi si sta pensando di vietare l’uso dei social network per i giovani. Bisogna tener presente che il cervello dei più piccoli è una spugna che assorbe in maniera acritica, se gli si propone solo violenza, violenta sarà la sua reazione di fronte a ciò che non conosce e non sa affrontare. Anche i modelli femminili che si propongono, spesso sono soltanto seduttivi: le bambine vengono condizionate dall’apparire. Perché non riportiamo le virtù nel discorso sociale? Perché non si propongono modelli capaci di suscitare ammirazione, ispirazione? Io credo che si possa ripartire dall’educazione, dai principi di base. I ragazzi hanno bisogno che gli si indichi una strada, poi possono scegliere la loro, possono cambiarla. Ma chi vive in un caos indistinto non può che mettere in atto comportamenti autodistruttivi che negano la natura umana”, ha concluso.
Giusto vietare i social anche in Italia? Il sondaggio della Tecnica della Scuola
E in Italia? Nella nostra Penisola, l’età minima per accedere ai social network è stabilita a 14 anni, in conformità al decreto legislativo 101 del 2018, che ha recepito il GDPR, il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali a cui si allineano le policy di utilizzo delle principali piattaforme. Tuttavia le critiche puntano il dito sulla mancanza di controlli efficaci da parte proprio di queste ultime.
In ambito educativo, di recente, con il Governo Meloni, si è provato a stringere il pugno anche a scuola: con una Circolare del Ministro dell’Istruzione e del Merito, pubblicata la scorsa estate, è stato introdotto, di fatto, il divieto di utilizzo dei cellulari a scuola per la primaria e secondaria di I grado. Ma a quanto pare tutto ciò non è sufficiente.
La Tecnica della Scuola ha chiesto ai propri lettori se siano d’accordo o meno nel seguire la scia australiana e avere dei controlli più stringenti sulle iscrizioni degli under 14 o 16 ai social media e alle varie piattaforme, ad esempio attraverso l’introduzione dell’obbligo di associare le richieste alle proprie generalità a documenti ufficiali oppure tramite lo Spid.
Dai risultati del sondaggio, su un campione di 504 utenti, il 97% dei docenti ha risposto che vorrebbe in effetti adottare controlli più stringenti sull’uso dei social da parte dei minori under 14. Unanimità di consensi per la proposta anche da parte di dirigenti scolastici e genitori. Gli studenti, invece, sembrano mostrare una leggera esitazione: uno su quattro si è detto contrario alla “stretta” sull’utilizzo dei social media da parte dei minori.