Home Alunni Educazione finanziaria a scuola, i consigli dell’esperta: intervista a Emanuela Rinaldi

Educazione finanziaria a scuola, i consigli dell’esperta: intervista a Emanuela Rinaldi

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Nel 2021 il Ministero dell’Istruzione e la Banca d’Italia hanno sottoscritto un nuovo Protocollo che conferma la collaborazione – già in atto dal 2007 – tra le due Istituzioni nel definire, promuovere e attuare iniziative di educazione finanziaria nelle scuole. Dall’a.s. 2024 – 25 il Decreto M.I.M. 07.09.2024, n. 183 ha introdotto “L’adozione delle Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione Civica”, che prevedono proprio l’educazione finanziaria.

Abbiamo intervistato Emanuela Rinaldi, Associata in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi, presso il Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’economia, Università degli Studi di Milano-Bicocca, che da anni si occupa di ricerche sulla cultura finanziaria degli italiani, con particolare attenzione al rapporto genitori e figli e alle differenze di genere.

L’educazione finanziaria: a che età è bene secondo lei cominciare? Con quale approccio/i?

“È indubbiamente un bene, l’Italia si sta muovendo più lentamente rispetto ad altri Paesi, come la Spagna, dove l’introduzione di moduli di educazione finanziaria nella scuola dell’obbligo ha contributo ad aumentare significativamente il livello di competenze finanziarie dei 15enni, e anche a ridurre il gender gap che vedeva prima svantaggiate le donne. In Italia, invece, le differenze di genere persistono a partire dall’adolescenza e questo è un problema che si ripercuoterà nei prossimi anni sulle carriere delle donne”.

E continua: “Quanto all’approccio, più esperti consigliano una modalità di co-progettazione che veda allo stesso tavolo docenti della scuola, esperti di educazione finanziaria, docenti accademici e anche i destinatari stessi dell’intervento. Mi spiego: i bambini hanno un loro mondo economico, così come gli adolescenti, non necessariamente uguale a quello degli adulti. Imporre loro delle nozioni create a tavolino dagli adulti può minare la capacità del programma di favorire l’apprendimento non tanto delle nozioni ma anche delle competenze e degli atteggiamenti”.

Quanto effettivamente i progetti di educazione finanziaria in corso, nell’ambito dell’educazione civica, stanno funzionando per creare nuove routine e buone pratiche tra i più giovani?

“Dati scientifici per rispondere a questa domanda non ci sono ancora. Tuttavia, esistono diversi progetti che sono stati oggetto di una valutazione controfattuale, e altri di una valutazione pre e post, che danno risultati incoraggianti. In futuro, sarà fondamentale raccogliere dati sistematicamente sull’efficacia dei diversi progetti proposti in classe, non tanto per indicare subito quali sono bocciati e quali no, ma piuttosto per “aggiustare il tiro”, come le pratiche riflessive in ambito educativo suggeriscono. Su questo aspetto, di nuovo, ritengo fondamentale non guardare solo agli effetti sulle conoscenze ma anche sull’atteggiamento e, se possibile, sui comportamenti come quelli di risparmio o di diversificazione”.

Ci può dare qualche suggerimento operativo per promuovere l’educazione finanziaria anche in famiglia?

“Certamente, ne ho parlato nel libro La Paghetta Perfetta. Come educare i figli all’uso del denaro su basi scientifiche (ed ilSole24 Ore, 2022). In pratica secondo i diversi studi è fondamentale:

1. insegnare ai figli a tenere un budget settimanale o mensile, dove segnare entrate e uscite. Si può fare su un foglio Excel, o su un quaderno di carta, o tramite un app. Ma questo esercizio è fondamentale e si può iniziare a farlo sin da piccoli, diciamo quando si acquisiscono le prime nozioni di matematica. Vuoi andare in vacanza con i tuoi amici? Bene, capiamo insieme che spese prevedi, gli imprevisti, e vediamo

2. Incoraggiare i figli a guadagnare del denaro autonomamente, meglio se al di fuori della famiglia, e quindi facendo dei lavoretti pagati. Questa pratica, si è visto, a parità di altre condizioni come le competenze in matematica e lettura, è associata a migliori livelli di competenza finanziaria. Generalmente si inizia durante l’adolescenza, in Italia, con questi lavoretti, anche se in altre culture- pensiamo agli Stati Uniti – anche i bambini vengono incoraggiati a guadagnare del denaro autonomamente attraverso, ad esempio, la vendita di spremuta di limone o di giocattoli usati.

3. Stimolare l’interesse verso la matematica. Anche questo è una dimensione molto importante per migliorare le competenze finanziarie

4. Abituare a differire la gratificazione. Il “tutto e subito” non aiuta a sviluppare la capacità di pianificare. Vuoi una bici nuova? Cerchiamo di capire quanti soldi costa, quanto hai a disposizione e quanto dovresti “incamerare” ogni mese per l’acquisto e quanto possono mettere i tuoi genitori”.

La formazione dei docenti in educazione finanziaria: a che punto siamo in Italia?

“Ancora molto indietro. Alcuni docenti non sanno nemmeno che l’educazione finanziaria ora fa parte dell’educazione civica. Ci sono iniziative valide, penso a quelle di AIEF, Banca di Italia, ma non sono conosciute a molte, mancano di un coordinamento sistematico e – gli esperti di valutazione lamentano la mancanza di un monitoraggio degli impatti di tali corsi per individuare i punti di forza e di debolezza.  Noi come Università degli studi di Milano-Bicocca abbiamo creato ONEEF, Osservatorio Nazionale di Educazione Economico-Finanziaria, che vede al suo interno un comitato scientifico di esperti di discipline diverse e di atenei diversi, che sta lavorando alla costruzione di un programma di formazione integrato online che metta a fattore comune le diverse competenze e conoscenze acquisite in questi anni nella formazione dei docenti, così come le risorse, creando una sinergia tra gli attori dell’educazione finanziaria oggi operanti in Italia (pubblici, privati e del terzo settore)  e cercando di rispondere a un bisogno – quello della formazione dei docenti – che sarà sempre più sentito nei prossimi anni”.