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Scuole dell’infanzia con 6 mila bambini in meno, a Roma le famiglie preferiscono tate o educazione parentale

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A Roma, circa 6mila bambini tra i 4 e i 5 anni, pari al 13,8% dei residenti, non sono inseriti nel sistema scolastico. Non frequentano la scuola dell’infanzia, né anticipano l’iscrizione alla primaria. È quanto emerge dal rapporto Istat “I giovani nelle Città metropolitane: la fragilità dei percorsi educativi nei contesti urbani”, che analizza i percorsi educativi nelle principali aree urbane italiane.

Come riporta Repubblica, se per i nidi la Capitale vanta dati superiori alla media nazionale, la situazione cambia per la scuola dell’infanzia. Nell’anno scolastico 2021/2022, Roma ha registrato livelli di partecipazione inferiori a quelli di altre città metropolitane: l’87,3% nella provincia e l’86,2% in città. Napoli e Bari, al contrario, superano il 98%. Questo significa che Roma presenta la percentuale più bassa di bambini di 4-5 anni iscritti alla materna o al primo anno di primaria.

Gli esperti sottolineano la gravità del dato. La partecipazione al sistema scolastico in età prescolare è considerata essenziale per lo sviluppo cognitivo e sociale, contribuendo a ridurre le disuguaglianze educative. Secondo Cecilia Reynaud, docente di Demografia presso Roma Tre, il fenomeno deriva da diversi fattori: famiglie benestanti che preferiscono affidarsi a tate o educazione parentale, genitori stranieri meno propensi a considerare la formazione prescolare, o ancora situazioni di residenza fittizia.

Non si tratta di una carenza di posti nelle scuole pubbliche. Le statistiche di Roma Capitale indicano che la domanda viene generalmente soddisfatta, con disponibilità addirittura in eccesso in alcuni municipi, come l’VIII. Tuttavia, il problema sembra risiedere nelle scelte delle famiglie e nelle disuguaglianze territoriali.