Ha preso il via prima del previsto la tornata finale di contestazioni al disegno di legge, il cui approdo nell’Aula della Camera, dopo la bocciatura in toto degli emendamenti presentati in Commissione Cultura, è previsto per la seconda parte della giornata di martedì 7 luglio.
Nella serata del 6 luglio, attorno alle ore 20, un gruppo di insegnanti ha dato vita ad un Flash mob, in uno dei luoghi più caratteristici della capitale, a Piazza Navona, durante il quale ha fatto volare centinaia di palloncini che sorreggevano cartelli con un messaggio chiaro: ‘No alla “buona scuola” di Renzi.
Nel pomeriggio del 7 luglio, toccherà a sindacati e associazioni di categoria, ma anche a diversi movimenti spontanei: riempiranno piazza Montecitorio, per dire ancora una volta no alla riforma.
“La manifestazione di domani – scrive la Flc-Cgil –costituisce il logico e naturale sviluppo delle mobilitazioni di questi mesi ma soprattutto anche la prosecuzione di iniziative di lotta che riprenderanno con la stessa costanza e tenacia dall’inizio del prossimo anno scolastico.Il messaggio che si vuole lanciare è forte e chiaro: ci batteremo sempre, a settembre nelle scuole e nelle piazze rilanceremo la nostra lotta per impedire l’applicazione di una legge che cancella diritti e la libertà di tutti”.
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Il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo, punta ancora una volta il dito contro il governo, perché “pur promettendo tante volte il contrario, si è sottratto ad ogni confronto e procedendo senza tener conto del netto dissenso della scuola, delle associazioni studentesche, dei genitori, delle organizzazioni sindacali e dello stesso parlamento. La democrazia italiana sta subendo una forzatura gravissima ed inaccettabile imponendo un provvedimento che non ha mai tenuto conto dei bisogni e delle voci del Paese reale”.
Nella piazza antistante il Parlamento, il 7 luglio ci sarà anche l’Anief. “Ricorderemo agli onorevoli che si apprestano a votare il ddl ‘La Buona Scuola’ – dichiara il suo presidente, Marcello Pacifico – che è ancora possibile fermare il più contestato progetto di riforma della scuola, da quando esiste la nostra Repubblica: se guarderanno dentro le loro coscienze, andando oltre i vincoli della politica, sapranno bene cosa votare in aula”.
“Se, invece, i deputati non dovessero fare la scelta giusta, dovessero dire sì all’approvazione di questo assurdo disegno di legge, allora sappiano sin d’ora che approveranno delle norme ad alto rischio di attuazione. Prima di tutto perché nelle scuole troveranno un corpo docente e dei dipendenti fortemente contrariati, che molto difficilmente andranno oltre lo svolgimento delle attività ordinarie. In secondo luogo, perché – conclude Pacifico – la riforma uscirà da Montecitorio per entrare nelle aule dei tribunali”.
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