Home I lettori ci scrivono 112 docenti calabresi diffidano il presidente Mattarella: non firmi il Ddl

112 docenti calabresi diffidano il presidente Mattarella: non firmi il Ddl

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Pertanto dopo gli scioperi, i sit-in, i flash-mob, il blocco degli scrutini, i presidi a Montecitorio, gli appelli e le innumerevoli azioni inascoltate dal nostro governo, esasperati per la mancata considerazione delle nostre proteste, abbiamo deciso di osare un altro metodo.

Prendendo spunto dalla lettera inviata al presidente Mattarella dal giudeice Ferdinando Imposimato, Presidente Emerito della Suprema Corte di Cassazione, il quale ha individuato almeno 10 punti di incostituzioalità nel DDL, abbiamo realizzato che firmare quella legge equivale a commettere un crimine contro la Costituzione, del quale il nostro Presidente non può essere artefice.

Sottolineando come uno dei compiti fondamentali del Presidente della Repubblica è quello di “vigilare sul rispetto della Costituzione” come previsto dall’articolo 68[1] del Regolamento dei compiti del Presidente della Repubblica e che “il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione”, come previsto dall’articolo 90 della Costituzione, abbiamo voluto ricordare e rimarcare che questa firma comporterebbe la sottoscrizione di qualcosa di altamente incostituzionale e che  affiancherebbe nella storia, come segno indelebile, il nome del Presidente della Repubblica a un evento criminale per la sua genesi, la sua evoluzione, il suo tragico e arrogante epilogo; e altresi’ di avvertire che, a cura della Bella Scuola, non sarà risparmiata alcuna forma di lotta contro tale becero esercizio di un potere nobilissimo, che, inevitabilmente, Lo travolgera’. Sovvegono le vibranti parole del Suo illuminato e passionale predecessore che non ebbe remore nell’affermare che “Quando il governo non ascolta il suo popolo merita di essere cacciato a mazze e pietre”.

Ufficio stampa


[1] http://www.camera.it/parlam/bicam/rifcost/docapp/all0603.htm

IL TESTO DELLA DIFFIDA

lamezia terme/cosenza 12 luglio

Raccomandata a/r anticipata via fax o posta elettronica: PEC

 Spett.

Capo dello Stato

Quirinale

OGGETTO:  diffida a firmare  (ex. art. 1454 c.c.) il DDL “Buona Scuola”

I  sottoscritti  formulano la presente per significare quanto segue.

Premesso che:

uno dei compiti fondamentali del Presidente della Repubblica è quello di “vigilare sul rispetto della Costituzione” come previsto dall’articolo 68[1] del Regolamento dei compiti del Presidente della Repubblica;

e che “il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione”, come previsto dall’articolo 90 della Costituzione;

Tenuto conto che:

in una lettera[2] inviata dal giudice Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione, al Presidente della Repubblica Mattarella, venivano dettagliati ben 10 elementi di incostituzionalità contenuti nel suddetto disegno di legge;

considerato che:

alcuni dei punti[3] di incostituzionalità individuati dal giudice Imposimato riguardano

  1. Articolo 76della Costituzione, per il quale “l’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi, e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti”
  2. l’art 97 della Costituzione stabilisce che “i pubblici uffici sono organizzati  secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità  dell’amministrazione”. Nella lettera Imposimato specifica che: Nella legge  i poteri di gestione  della scuola,  prima affidati  al solo dirigente scolastico , sono stati poi affidati a un organo collegiale. A scegliere gli insegnanti più meritevoli,  sarà un  “Comitato di sette membri, tra cui  il preside , tre docenti insediati dal Consiglio di Istituto e per metà dal collegio dei docenti , un membro esterno, un genitore e uno studente , che individueranno  i migliori  e più impegnati tra i docenti  da valutare” .  Tutto ciò con conseguenze inaccettabili sulla armonia  tra i docenti e sulla imparzialità nella gestione della scuola. Questa norma si pone in contrasto con la Costituzione. Infatti i criteri di valutazione del merito dei docenti vanno  stabiliti per legge  e non attribuiti a scelte discrezionali di presidi, dirigenti scolastici o comitati di cui fanno parte  membri esterni, genitori e studenti, che non sono né ben informati sul rendimento né imparziali[4]
  3. violazione dell’art 33 della Costituzione sulla libertà di insegnamento: un  docente che dovrà essere giudicato  da un comitato di cui faranno  parte  anche i genitori degli studenti,  un rappresentante degli stessi studenti e un membro esterno,  non sarà più libero,  ma sarà condizionato da interferenza di soggetti non imparziali[5].
  4. La riforma prevede (art 17) per i contribuenti italiani la possibilità di donare  il 5 per mille  dell’imposta sul reddito delle persone fisiche  alle scuole statali o alle scuole private. Il punto in questione  ha portato  plurime  novità  negative. E ciò per l’aumento dei beneficiari privati  idonei ad ottenere le donazioni.  Passati da 50.000 a quasi 96.000 . Questo metodo di distribuzione  di risorse pubbliche premia le scuole pubbliche o private  che hanno non solo più sostenitori, ma anche sostenitori più abbienti   rispetto a scuole dislocate in zone povere  , andando così ad accentuare  diseguaglianze già esistenti tra le scuole[6]. Con tale norma si  viola 1) l’art 3  1 c della Costituzione che afferma  eguaglianza sociale dei cittadini: ci sarebbero cittadini e studenti di zone benestanti,  avvantaggiati dal  5 per mille,  rispetto a genitori  e studenti, che frequentano scuole di zone con cittadini  con redditi minimi o privi di reddito, che del 5 per mille non fruiranno;  2) l’art 3  2 comma della Cost, perché la Repubblica , sottraendo una parte delle imposte alla scuola pubblica , viene meno, per mancanza di risorse,  al  dovere di  “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale , che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza, impediscono  il pieno sviluppo della persona  umana” , specie dei più poveri. Questi infatti  non fruirebbero della donazione del 5 per mille  a differenza dei  più  abbienti, e del diritto dovere  dello Stato di istituire  scuole statali per tutti gli ordini e gradi  ex art 33.

Recepiamo e facciamo nostre tutte le osservazioni mosse dal Giudice Imposimato. Corre dunque l’obbligo di rammentare il connotato di complicità che la firma del Presidente della Repubblica affiancherebbe nella storia, come segno indelebile, il Suo nome a un evento criminale per la sua genesi, la sua evoluzione, il suo tragico e arrogante epilogo; e altresi’ di avvertire che, a cura della Bella Scuola, non sarà risparmiata alcuna forma di lotta contro tale becero esercizio di un potere nobilissimo, che, inevitabilmente, Lo travolgera’. Sovvegono le vibranti parole del Suo illuminato e passionale predecessore che non ebbe remore nell’affermare che “Quando il governo non ascolta il suo popolo merita di essere cacciato a mazze e pietre”.

Tutto ciò premesso e considerato, con la presente DIFFIDIAMO il Presidente della Repubblica , ai sensi e per gli effetti dell’art. 1454 del Codice Civile a firmare la legge e,  in base agli artt 54 e 74 della Costituzione,  a chiedere alle Camere una nuova deliberazione sul disegno di legge sulla Buona Scuola.

Distinti saluti.

Seguono le Firme __________________


[3] Ne consideriamo solo alcuni, intendendo comunque sottosrciverli tutti.

[4] Nel Punto 3) della Lettera di Imposomato

[5] Nel Punto 3) della Lettera di Imposomato

[6] Nel punto 4)