“In due anni gli insegnanti di sostegno sono saliti da 63mila a 93mila”: è ancora una volta la scuola a tener banco nei discorsi del premier, stavolta durante la direzione Pd.
Il 21 settembre, le parole del presidente del Consiglio hanno toccato, oltre il sostegno, anche la sicurezza scolastica e il piano assunzioni previsto dalla Legge 107/15. Nell’ultimo anno, ha ricordato Renzi, “sono aumentati gli investimenti sull’edilizia. E a dispetto della parola ‘deportati’ usata da alcuni, parola brutta per chi crede nel valore della memoria, appena qualche decina gli insegnanti non ha accettato la proposta del posto di lavoro, avvenuta nell’ambito della più grande forma di investimento sull’educazione e sugli insegnanti mai fatta dal Paese nel dopoguerra”.
Il premier, tuttavia, sa bene che la strada da compire per portare a compimento la riforma è ancora lunga: “la buona scuola, che non è che un inizio di percorso perché richiederà ancora molti passaggi, come le deleghe ma non solo, è stata resa possibile dalla vostra tenacia”, ha tenuto a dire Renzi rivolgendosi ai suoi colleghi di partito.
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Per quanto riguarda le assunzioni sul sostegno, tuttavia, ricordiamo che l’impegno di immissioni in ruolo pluriennale era stato deciso nel corso del Governo precedente, quello presieduto da Enrico Letta, attraverso l’approvazione della Legge 128/2013, con ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. “Quella norma ha previsto un massimo di assunzioni pari a 90mila docenti (incrementati dalla Buona Scuola di 3mila unità n.d.r.), ma si rifà ad un contingente di iscritti disabili risalente al 2006”, ha criticato l’Anief. Per poi ricardare che siccome nel frattempo, “gli alunni che necessitano del docente a supporto sono passati da 180mila a 240mila”, e quindi i docenti da assumere da 90mila a 120mila, “è chiaro che occorre adeguare la norma”.
E non a caso, nei giorni scorsi tutti i sindacati hanno chiesto a gran voce un incremento di stabilizzazioni per coprire gli attuali 30mila posti vacanti.
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