“Fuori i partiti dall’Università”: è lo slogan con cui venerdì 23 ottobre la Lega protesterà ad Udine contro un convegno del Pd organizzato nei locali dell’Ateneo cittadino.
L’appuntamento dei leghisti è davanti a palazzo Garzolini: “saremo lì non da militanti politici, ma da friulani che non accettano che l’Università del Friuli si trasformi nell’Università di un partito”, annuncia Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega Nord.
“E’ grave – spiega Pittoni – l’operazione alla quale si è prestato il rettore Alberto Felice De Toni, decidendo di ospitare un convegno del Pd, all’interno degli spazi dell’Università e di promuoverlo direttamente anche con e-mail indirizzate a tutto il personale e agli studenti”.
Il rettore dell’ateneo friulano ha spiegato che “gli spazi sono stati concessi a pagamento in armonia con il disciplinare di ateneo”. Ma per Pittoni, il rettore ha dimenticato che lo stesso disciplinare riporta chiaramente che “gli spazi non vengono concessi per iniziative di carattere politico o simili”.
Secondo i leghisti non calza neppure il richiamo del rettore ad appuntamenti elettorali in cui nel passato i candidati hanno sfilato all’università, con esplicito riferimento ad Alessandra Guerra, approdata nel 2003 a palazzo Antonini da candidata alla presidenza della Regione.
“L’intervento della Guerra, infatti, si inquadrava nella presentazione dei programmi dei tre candidati, organizzata da un gruppo di docenti della facoltà di Lettere che, con l’autorizzazione dell’allora rettore Furio Honsell, avevano invitato Illy, Saro e Guerra a esprimersi sui problemi dell’Università, nel pieno rispetto della “par condicio”, sia pure in distinte giornate, ha ribattuto il responsabile Scuola del Carroccio.
“Sono spazi quindi non concessi a un partito, ma a operatori universitari non espressione di qualche fazione politica. I fatti purtroppo – conclude Pittoni – dicono che in 40 anni di vita dell’Ateneo friulano nessun rettore aveva mai osato esercitare il collateralismo tra Università e partiti politici cui stiamo assistendo senza tenere conto dell’effetto boomerang che ne può derivare in termini di credibilità e indipendenza dell’istituzione”.
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