Quando hanno saputo che nella classe della loro figlia erano state lette delle favole ‘gender’, hanno spostato la piccola in un’altra scuola elementare nella provincia di Massa Carrara. “Insegno a mia figlia a rispettare tutti – ha detto la madre della bambina – ma non accetto che le si possa dire che un giorno potrebbe non essere più una donna”. L’iniziativa della scuola rientrerebbe in un progetto finanziato dalla Regione, che avrebbe già coinvolto 35 scuole del territorio e 1100 alunni.
Ma la mamma della piccola sostiene di non averlo mai saputo: “A nostra figlia hanno cercato di insegnare che non esistono l’uomo o la donna, ma che siamo ciò che ci sentiamo di essere in quel momento. Stanno confondendo i bambini e lo fanno con le favole”.
Se questa è la lamentela e la perplessità della mamma, la ministra dell’istruzione, Giannini, rispondendo ad un’interrogazione sulle iniziative per garantire ai genitori la piena conoscenza del piano dell’offerta formativa, ha ribadito: “Nessuna teoria gender nella legge Buona scuola”. Il comma 16 della legge 107 – quello oggetto delle polemiche – “parla chiaro” e “si ispira ai principi di pari opportunità e non discriminazione secondo un modello europeo, che non ha nulla a che fare con la teoria gender”.
“Alle scuole spetta il compito di introdurre iniziative e alle famiglie spetta il diritto e il dovere di informarsi sui contenuti del Piano dell’offerta formativa e di esprimere quindi il proprio consenso”, ha ricordato la ministra.
Quindi “i genitori hanno la possibilità di esprimere il proprio consenso riguardo all’offerta formativa che prevede azioni contro fenomeni di bullismo omofobico e anche incontri di formazione con le famiglie”.
Riguardo ad un altro caso registrato in Friuli, dove sarebbe stato presentato un progetto dalle associazioni Lgbt per l’ampliamento dell’offerta formativa e che si rifarebbe alla “teoria del genere”, in aula Giannini ha specificato che sul caso “sono stati fatti tutti gli approfondimenti ed è emerso che obiettivo dell’iniziativa è quello di aiutare la scuola e le famiglie ad affrontare le richieste di aiuto da parte degli adolescenti di fronte a fenomeni di bullismo omofobo. Il progetto è stato illustrato alle famiglie e l’Ufficio scolastico regionale ha partecipato a questa fase garantendo i contenuti del progetto”. “Da quest’anno – ha infatti ricordato la ministra – tutte le scuole dovranno rispettare la prassi che prevede una preventiva presentazione del piano dell’offerta formativa. I genitori e gli alunni avranno il diritto e il dovere di accettarne i contenuti o meno”.