Il bimestrale di informazione di Gilda degli Insegnanti, “Professione Docente”, ospita nel numero di marzo un intervento del costituzionalista Michele Ainis.
L’articolo si intitola “Buona scuola, cattivi pensieri”, dove Ainis punta i riflettori sui sospetti di legittimità che sorgono già da una prima lettura della legge 107/2015. “Dubbi formali, innanzitutto”, scrive il costituzionalista, riferendosi al nome ‘La Buona Scuola’ con cui è stata battezzata la riforma, alla “quantità di deleghe che la legge n. 107 del 2015 elargisce nei confronti del Governo” e al “maxiemendamento da quale discende, come un frutto dal seme, la riforma della scuola”.
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Passando poi ai dubbi nel merito, Ainis solleva due obiezioni circa “il finanziamento agli istituti scolastici privati (il buono scuola), vietato dall’art. 33 della Costituzione” e “i poteri del dirigente scolastico”. Riguardo quest’ultimo aspetto, l’autore parla di “un presidenzialismo nemmeno tanto mascherato; ma senza l’impeachment con cui il Congresso americano può licenziare Obama. Da qui i sospetti d’incostituzionalità, perché il principio democratico – che l’art. 1 della Carta pone a fondamento della nostra convivenza – vale per ogni istituzione pubblica, non solo per le assemblee legislative”.