La scuola troppo sindacalizzata? Parrebbe di si, considerato che sulla contrattazione integrativa nel pubblico impiego, l’istruzione ha ben quattro livelli di negoziazione: in sede Aran, nazionale al Miur, regionale e, addirittura, d’istituto.
Un eccesso, secondo Il Sole 24 Ore, confermato dal fatto che ben il 31% delle materie trattate nei contratti integrativi risulta «non contrattabile»
Ora a questo già lungo elenco, le sigle sindacali stanno cercando di aggiungerne un altro: la valutazione del corpo docente.
La riforma, come è noto, istituisce un fondo di 200 milioni di euro, a partire da quest’anno, per premiare i prof più bravi, secondo una procedura che vede la costituzione in ogni scuola di un comitato di valutazione, composto in prevalenza da insegnanti, con il compito di indicare i criteri che, successivamente, il preside utilizza per riconoscere l’incentivo economico ai docenti su base meritocratica.
E anche su questo fronte, specifica Il Sole, i sindacati stanno boicottando la nascita e il funzionamento dei comitati e hanno fatto ritirare in fretta e furia una circolare dell’Usr Veneto che tentava di superare le “meline”, costringendo il Miur a convocarli al dicastero di viale Trastevere.
Nell’incontro tecnico, al quale non ha partecipato la ministra, le parti sindacali hanno rivendicato un loro coinvolgimento nell’assegnazione dei 200 milioni di euro premiali sostenendo che queste somme sono a tutti gli effetti salario accessorio, e quindi oggetto di contrattazione.
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Conseguenza? La riunione si è chiusa con un nulla di fatto, ma il ministero dovrà predisporre il decreto con il riparto alle scuole dei 200 milioni (circa 24mila euro a istituto), e in quella sede si dovrebbero chiarire gli altri nodi, dalla funzionalità dei comitati quando non sia stata individuata una componente; alla loro considerazione come organi collegiali perfetti; al loro rapporto con il collegio dei docenti.
E se c’è ancora una legge da interpretare, sembrerebbe che la ministra Giannini sia intenzionata a tirare dritto, visto che ha chiesto ai suoi tecnici di andare avanti sulla valutazione meritocratica, e quindi da non contrattare con i sindacati. L’obiettivo è evitare di arrivare a una scontata distribuzione a pioggia del bonus che per la responsabile Scuola del Pd, Francesca Puglisi, non è uno scatto d’anzianità, ma risorse aggiuntive per premiare, appunto, il merito.
Del restosono già diverse le materie che impropriamente vengono contrattate: per esempio, i criteri per l’assegnazione del personale alle sedi distaccate, o l’articolazione dell’orario di lavoro, da anni ormai, per effetto del Dlgs 150 del 2009, di competenza del preside. Un’invasione di campo che, se non si interviene decisi, rischia di ripetersi, ora, con il merito.
E a stretto giro di posta ecco la nota della Flc-Cgil con cui reclama che la retribuzione di tutti i lavoratori della scuola deve essere definita dal contratto, esprimendo tutta la contrarietà della categoria ad un utilizzo discrezionale del bonus, ribadendo la natura di salario accessorio di tale compenso.
La Flc-Cgil ha infatti sottolineato che il confronto con il tavolo sindacale, lungi dal rappresentare una limitazione delle prerogative dirigenziali, deve essere agito dai dirigenti scolastici a garanzia della trasparenza dell’azione dirigenziale che, anche in questa circostanza, deve valorizzare il lavoro svolto dai docenti nella direzione del miglioramento dell’istituzione scolastica.
Il salario accessorio invece deve essere utilizzato per retribuire equamente e dignitosamente il lavoro – dei docenti come dei dirigenti – e non essere utilizzato per premiare.
Solo la contrattazione fra il datore di lavoro e chi rappresenta i lavoratori può assicurare, come stabilisce la Costituzione, che sia rispettato il diritto ad una retribuzione dignitosa ed equa.