La notizia, riportata dal New York Times del 14/12/2003, prende spunto dalla realtà di un villaggio del Benin, nell’Africa sud sahariana, dove fino a sei anni addietro, alle ragazze era addirittura proibito andare a scuola.
Ricevevano una sorta di educazione dallo stregone del villaggio, fino a che non prendevano marito. Negli anni più recenti, alle famiglie è consentito mandare una figlia a scuola, purchè ne consegnino un’altra all’educazione dello stregone.
L’ultima ricerca dell’Unicef, relativa agli anni 1996-2002 valuta intorno al cinquantanove per cento il tasso di studenti che frequenta la scuola, al di sotto, quindi, della percentuale registrata in qualunque altra parte del mondo.
E per le ragazze africane, questo dato è ancora più basso, se rapportato al 71 percento dell’Asia e al 75 percento del Medio Oriente e dell’Africa del nord.
Ma il dato più allarmante è la tendenza all’aumento del numero di ragazze non scolarizzate: 20 milioni nel 1990, addirittura 24 milioni nel 2002.
I costi della mancata istruzione delle ragazze sono alti, come alta la probabilità di vivere in povertà da adulte, di morire di parto, di contrarre Aids e di allevare figli poveri e malati. Raggiungere l’obiettivo di scolarizzare la regione sub sahariana, allo stato attuale sembra impossibile.
Dichiara Carol Bellamy, direttore esecutivo dell’Unicef: “Sarebbe criminale fallire quest’obiettivo. Noi crediamo che l’educazione delle ragazze sia il più importante investimento che si possa fare, non solo per stimolare l’istruzione di tutti i giovani, ma anche per raggiungere diversi obiettivi di sviluppo del millennio.
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