La notizia è di quelle che dovrebbe far riflettere sul significato profondo dell’educazione e sulle reali responsabilità di chi ha il compito di educare.
A Genova una bambina di tre anni è stata ricoverata all’ospedale pediatrico “Gaslini” perchè il medico curante l’aveva trovata in condizioni critiche: la bimba sarebbe sottopeso, apparentemente denutrita e con palesi difficoltà di movimento.
Le cronache dicono che i genitori sono entrambi vegani e fanno seguire alla piccola una dieta priva di qualunque alimento di origine animale (e quindi niente carne, ma anche niente latte o formaggi).
Prima di esprimere un giudizio completo sulla vicenda sarà bene attendere i risultati degli accertamenti e delle eventuali indagini dei servizi sociali.
La vicenda mette però in evidenza un problema di carattere generale: fino a che punto gli educatori (genitori o insegnanti che siano) sono liberi di adottare le proprie scelte educative?
Un insegnante di scienze non può trasmettere ai propri alunni informazioni e conoscenze contrarie ai risultati della ricerca scientifica. La libertà di insegnamento non consente a nessuno di raccontare agli alunni che il sole ruota intorno alla terra o che l’acqua di sorgente può curare tumori allo stadio terminale.
Esiste allora un limite alla “libertà educativa” in senso lato? Si possono “imporre” ai bambini modelli comportamentali che la scienza considera in qualche modo “rischiosi”?
Cosa fare quando un educatore abusa della proprià “libertà di insegnamento” o della “libertà educativa”?
Ripetiamo: non conosciamo nei dettagli il caso della bimba di Genova, ma è certo che le domande che abbiamo formulato non sono irrilevanti e meriterebbero se non una risposta almeno una riflessione.