Arriva dai cittadini la spinta per andare in pensione prima dei 67 anni imposti dalla riforma Monti-Fornaro.
Lo conferma l’esito della petizione, promossa da Lavoro&Welfare e Progressi a sostegno della flessibilità delle pensioni, firmata da 50mila lavoratori e cittadini.
A riferirlo sono Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi, presidente e capogruppo Pd della commissione Lavoro alla Camera a margine di una conferenza stampa.
“Si tratta di un importante elemento di democrazia e di partecipazione e di un felice incontro tra azione parlamentare e mobilitazione dal basso – hanno affermato – Questa iniziativa chiede al Governo di accelerare il confronto con il sindacato e il Parlamento al fine di correggere l`attuale sistema previdenziale”.
“Lo slogan che è stato utilizzato ‘Agli anziani la pensione, ai giovani il lavoro’, sintetizza – spiegano gli esponenti Pd – il senso di una iniziativa che vuole favorire il ricambio generazionale nei luoghi di lavoro attraverso il turnover e l`accesso alla pensione, in particolare ai lavoratori precoci, ai lavoratori invalidi, a chi è rimasto disoccupato in tarda età o ha svolto per tutta la vita attività particolarmente faticose e usuranti”.
Rimane da chiedersi come mai debbano essere due parlamentari democratici, facenti parte del partito di maggioranza, a rivendicare la flessibilità alle norme pensionistiche. Ancora di più, perché lo stesso Partito Democratico aveva più volte garantito che il 2016 sarebbe stato l’anno buono per introdurre gli anticipi per i lavoratori più svantaggiati. Tra i quali, tra l’altro, potrebbero pure non figurare gli insegnanti: un epilogo che rappresenterebbe una beffa colossale.
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