I presidi non sono degli incantatori, ma degli esperti nelle relazioni con il personale, con gli studenti e con il territorio circostante.
È questo lo scenario su cui si sviluppa la seconda parte dell’intervista a Mario Rusconi, vice-presidente dell’Anp, a colloquio con La Tecnica della Scuola dopo che sul Corriere della Sera è apparso un articolo dal titolo “Come si valuta il preside”, che non ha fatto davvero piacere al primo sindacato dei dirigenti scolastici italiani.
Rusconi, il suo sindacato sostiene che per verificare l’operato dei presidi è fondamentale conoscere i suoi rapporti con studenti, docenti e famiglie. Basta questo?
No di certo. Forse, ancora più importante, è il ruolo che chi guida una scuola assume con il territorio circostante.
Cosa significa?
Le rispondo citando un professore universitario noto in tutto il mondo: si chiama Tony Bush e sostiene che il preside è nelle scuole una sorta di rappresentante politico, attento alle dinamiche e ai rapporti con le istituzioni, con le aziende, con le altre scuole.
Come si misurano queste abilità relazionali?
Partendo dal fatto che se faccio il preside a Scampia o nel quartiere Zen di Palermo, è cosa ben diversa che farlo ai Parioli di Roma o a San Babila. In assoluto, invece, può essere un elemento importante anche quello di verificare la reputazione del dirigente, nel senso che se ha un rapporto franco, diretto, con le parti con cui si relaziona, questa non potrà che essere ottima.
Aver buone relazioni significa essere accondiscendenti con tutti?
No, il dirigente non deve di certo trasformarsi in una specie di incantatore o venditore di “balle”: occorre emergere, se ci sono, limiti e criticità, sempre finalizzate a migliorare l’efficienza scolastica e la didattica.
Ma chi dovrebbe verificare l’operato dei presidi?
Lo dice la il comma 94 della Legge 107/2015: il nucleo valutativo si compone di un ispettore tecnico ministeriale, di un altro dirigente scolastico e di un esperto esterno alla scuola.
Rusconi, però sembra una soluzione impraticabile: gli ispettori scarseggiano, il coinvolgimento degli altri presidi si commenta da solo e gli esperti esterni non sono facili da reperire. Che dice?
Effettivamente, ci sono delle criticità. Nel primo caso perché i governi che si alternano continuano a non reputare importante indire nuovi concorsi per ispettori e presidi. Anche se per questo compito verrebbero coinvolti gli ispettori assunti di recente. Per quanto riguarda la presenza del dirigente di un altro istituto, però, basterebbe individuarlo tra quelli che operano in altre province o, meglio ancora, in altre regioni. Sui rappresentanti del mondo del lavoro concordo: in pochi accetteranno di essere coinvolti senza un compenso.
Ammettiamo pure che questi “valutatori” siano individuati: cosa dovrebbero fare nelle scuole, per dare seguito ad una valutazione obiettiva del preside?
Andando a colloquio con il preside, naturalmente, e verificando il suo operato. Ma anche sentendo il parere del comitato di valutazione e del suo staff. Perché, lo ripeto, la competenza relazionale viene prima di tutto.
La prima parte dell’intervista a Mario Rusconi, vice-presidente Anp.
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