Mentre la febbre antiriformista sale rapidamente, soprattutto nelle sedi sindacali, si riapre, dopo qualche mese di calma piatta, il fronte del contratto dei dirigenti scolastici.
Con azioni e tempi diversi sia i confederali sia l’Anp stanno chiamando a raccolta l’intera categoria per riaprire una vertenza che di fatto va avanti da almeno 4 anni e cioè da quando presidi e direttori didattici sono diventati dirigenti scolastici.
La posta in gioco è alta, tanto che Giorgio Rembado, presidente dell’Anp, scrive a ai quasi 10mila capi di istituto di tutta Italia per invitarli ad aderire allo sciopero proclamato per il prossimo 20 aprile dalla Federazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Funzione Pubblica.
Oggetto del contendere è la "promessa" fatta dalla attuale maggioranza di Governo di adeguare gli stipendi dei dirigenti scolastici a quelli della restante dirigenza pubblica, promessa non mantenuta con il precedente contratto e che è messa fortemente in dubbio anche per il prossimo rinnovo, a causa delle difficoltà che certamente riguarderanno tutto il settore del pubblico impiego.
Ed è proprio per questo che invece i sindacati confederali hanno deciso di chiamare a raccolta i dirigenti scolastici per il 21 maggio, data fissata per lo sciopero generale di tutti i dipendenti pubblici.
Ma in realtà il contrasto fra Anp e confederali non è solo sulla data; il fatto è che l’Anp vorrebbe che l’area V del settore pubblico, quella che riguarda appunto i dirigenti scolastici, venisse al più presto accorpata alla I, che riguarda tutta la dirigenza pubblica; Cgil, Cils e Uil sono però contrari da sempre a questa soluzione perché temono che, in questo modo, si perda la specificità della dirigenza scolastica.
E poi c’è la questione dello spoil system, meccanismo del quale tutti si dichiarano avversari: "noi – scrive Rembado nella sua lettera ai capi di istituto – crediamo che i dirigenti debbano essere selezionati per il livello della loro competenza e non per la disponibilità all’obbedienza. Ma per far questo vogliamo veder introdotta una procedura tecnica di valutazione ed è per questo non abbiamo voluto boicottare, come altri sconsideratamente e demagogicamente hanno fatto, la procedura sperimentale di valutazione dei dirigenti delle scuole".
L’accenno ai sindacati confederali che hanno invece invitato i loro iscritti a rifiutare di essere valutati, è fin troppo evidente e certamente non contribuisce ad avvicinare le posizioni.
Intanto in attesa di sapere a quale area contrattuale dovranno fare riferimento i dirigenti scolastici, all’Aran proseguono gli incontri sulla definizione delle risorse disponibili a livello regionale per l’attribuzione di quella parte di stipendio legata alle caratteristiche dell’Istituzione scolastica: buona parte dei capi di istituto non ha ancora ricevuto la quota spettante per il 2001/2002 e per il 2002/2003 gli Uffici scolastici regionali non hanno neppure calcolato il budget complessivo.