Continua il giro di orizzonte della Tecnica della Scuola sulle posizioni assunte da organismi nazionali a proposito del referendum costituzionale autunnale.
Stavolta presentiamo le posizioni dei due sindacati più rappresentativi a livello nazionale.
Innanzitutto quella della Cgil, da cui è giunto un no secco alla proposta del governo. Lo ribadisce il 9 settembre alla Stampa la leader Cgil Susanna Camusso: “Noi invitiamo i cittadini a partecipare al referendum e a votare No. Ma non faremo parte di alcun comitato, vogliamo mantenere la nostra autonomia. Non pensiamo che se vince il No ci sarà la recessione. La recessione ci sarà o meno a seconda delle politiche economiche che verranno adottate”.
“Non vediamo un cambiamento fondamentale della politica economica. Sul fisco, un grande strumento di redistribuzione, si continua con provvedimenti di respiro limitato e bonus sparsi che non cambieranno la situazione. Anche se positivi, quando contribuiscono a dare sollievo ai bassi redditi, come nel caso dei pensionati”.
È quanto afferma alla Stampa, secondo cui “bisognerebbe intervenire invece sui patrimoni per reperire risorse per un piano del lavoro per i giovani, che è la vera emergenza del Paese, ridurre fortemente le tasse a lavoratori dipendenti, ai precari e discontinui, ai pensionati. Ma non ci pare sia questa l’intenzione”.
Di diverso avviso è la Cisl. Il segretario generale Anna Maria Furlan si è schierata da tempo a favore del sì, sostenendo che “la vittoria del Sì al referendum costituzionale è un viatico per la stabilità, necessaria per il rilancio dell’economia italiana”.
Alla Cisl, però, non tutti sembrano d’accordo, almeno leggendo il resoconto dell’ultimo comitato esecutivo della Confederazione, meno spostato per il sì: “Diffonderemo i contenuti positivi della riforma per un voto responsabile e consapevole. È sbagliato però assimilare il referendum ad un plebiscito sul premier”.
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