Dal prossimo anno i dirigenti scolastici subiranno la valutazione relativamente all’organizzazione delle scuole e come sono riesciti a valorizzare le risorse umane. A spiegarlo le linee guida che verranno consegnate dal Miur agli uffici scolastici regionali.
I direttori degli Usr dovranno poi definire gli obiettivi triennali dei presidi, inserendoli nell’incarico di lavoro.
Se gli obiettivi a livello nazionale sono stati già stati pubblicati, quelli regionali, o delle singole scuole, potranno riguardare la riduzione della dispersione, l’orientamento, gli esiti a distanza, l’aumento delle competenze di cittadinanza.
Bisognerà dunque valutare se ci sono stati più esiti positivi o fallimenti e quindi assegnare o meno i riconoscimenti che possono raggiungere i mille euro.
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Secondo l’Anp, come riporta Il Corriere della Serra, «la vera rivoluzione della Buon Scuola» è rappresentata dalla valutazione, prevista dalla legge 107/15. «Ben più incisiva del “premio” agli insegnanti, che riguarda pochi individui ed una tantum . Mentre con questa novità si inizia davvero a inserire la cultura della valutazione degli adulti nella scuola». «Tutti i presidi per la prima volta dal dopoguerra, saranno sottoposti a un vaglio dal quale dipenderà il rinnovo del loro incarico e la retribuzione di risultato».
Quattro i livelli di giudizio: se cioè il raggiungimento degli obiettivi è «pieno», «avanzato», «buono», o «mancato». In questo caso può scattare il trasferimento del dirigente ad altro incarico, ma anche il licenziamento.
Il comitato di valutazione sarà composto da un ispettore («ma sono pochissimi, speriamo che siano selezionati bene», dice Rusconi); da un preside («che vorremmo fosse non solo di diversa provincia, ma anche di diversa regione, per evitare conflitti d’interesse») e da un tecnico di organizzazioni. In base alla loro pronuncia, al dirigente verrà corrisposto un aumento di stipendio (circa mille euro lordi l’anno per quelli di «serie A») decrescente all’abbassarsi dei risultati conseguiti.
Ogni voce, spiega Anp al Corriere, avrà valutazione diversa: per il 60% conterà l’organizzazione della scuola, la crescita – non solo numerica, ma in termini di qualità – la capacità di conduzione del dirigente, i risultati «e speriamo che il tutto non si riduca alla quantità di promossi e bocciati».
Verranno presi in esame il Rapporto di Autovalutazione, le prove Invalsi, il modo in cui è stato impiegato il fondo d’istituto. E ci saranno verifiche su come viene distribuito il «buono-scuola» ai professori, sui criteri messi in atto nella chiamata diretta dei docenti.
Per il 30% si guarderanno l’impegno e la capacità di valorizzare il personale, docente e non;
la formazione;
la ricerca;
il 10% del giudizio sarà dato dall’«apprezzamento dei docenti con dati e riscontri da parte degli stakeholder»: vale a dire genitori e alunni. Una previsione che ha messo in allarme i dirigenti.
Ci sarà anche un questionario, attraverso il quale rappresentanti di studenti e genitori potranno esprimere il loro giudizio. Tra gli strumenti che il dirigente dovrà sottoporre alla peer review dei colleghi, ci sarà anche il «Portfolio»: un documento con una parte pubblica, in cui viene inserito il curriculum professionale, e una «riservata». Fra i documenti che verranno presi in esame, il Piano triennale di offerta formativa, il Rav, il piano di alternanza scuola-lavoro, il patto educativo di corresponsabilità, il regolamento d’istituto. oltre ad altri strumenti in via di elaborazione.
«La valutazione del dirigente scolastico esige nel valutatore competenza e capacità di valorizzare: come saranno formati i nuclei di valutazione? E un’altra preoccupazione riguarda la composizione dei comitati: chiediamo che siano davvero equi e imparziali», dice ancora Anp. Che assicura che la categoria sarà «vigile».
Anche se, chiosa il Corriere, resta il dubbio che, alla fine, a essere premiato sarà chi meglio esporrà in vetrina i risultati raggiunti.