Serpeggia sibilando una notizia su interent secondo cui il premier Matteo Renzi vorrebbe liberarsi dell’attuale ministra all’istruzione, Stefania Giannini, perché non avrebbe saputo gestire lo sfrozo straordinario fatto con la riforma della cosiddetta “Buona scuola”, quella che avrebbe dovuto stupire il mondo dell’istruzione ma che invece ha lasciato semplicemente basito.
In pratica sarebbe nelle sue “spire” attorcigliata l’idea di cambiare subito dopo il 4 dicembre, con l’esito del Referendum costutuzionale, l’impalactura della legge 107 e rivederla. Come per certi versi sta provando a fare con la legge elettorale “Italicum” per accontentare la minoranza Dem nel suo partito: degli aggiustamenti per fare votare “Sì” insomma.
“Nonostante i tre miliardi d’investimenti e un piano straordinario di 120mila assunzioni, il sistema scolastico è in difficoltà e Renzi non ha risparmiato critiche al ministro Giannini: «Se fossimo stati più bravi a gestire questa vicenda, sarei stato più contento»
Renzi in base a queste dichiarazioni dunque sembrerebbe scontento della attuale ministra, mentre teme, ma è ormai un dato accertato, che proprio quelli, i docenti e il personale Ata (un milione di persone circa a cui si aggiungerebbero familiari e parenti e amici) a cui si era rivolto con tanto entusiasmo per le assunzioni e gli investimenti di oltre tre miliardi, compresi i bonus (80 euro e 500 euro per aggiornamenti) votino un secco “No” al prossimo referendum del 4 dicembre, mettendolo all’angolo.
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“Quindi a palazzo Chigi”, si insinua, “si sta lavorando a una exit strategy. Che va avanti già da qualche tempo. Basti pensare che i decreti attuativi della riforma non sono ancora stati resi effettivi. E il blocco potrebbe durare fino a dopo il referendum. Per decidere, poi, di andare avanti o cambiare. Ipotesi che non è per nulla da escludere. Anche per questo il ministro Giannini nell’incontro con i sindacati non ha potuto dare risposte più concrete su Algoritmo, Tfa, GaE, Pas e aumenti salariali”, mentre rimane sulla testa la spada di Damocle dell’ondata di ricorsi” contro i trasferimenti dell’algoritmo.
In definitiva i motivi ci sarebbero tutti per “rinnovare” il ministero dell’istruzione o per cambiare alcuni pezzi della legge 107, come per esempio i quattro punti messi in discussione dai sindacati e per i quali si sta chiedendo il referendum; ma c’è pure il rischio che una passibile annunciata revisione, in vista del referendum costituzionale, possa avere tutto il sapore della classica “annuncite” a cui il premier ci ha da troppo tempo abituati.