“Intravediamo una deriva estremamente pericolosa nella costituzione delle reti di ambito e di scopo, un passaggio questo che sta già avvenendo quasi sotto silenzio nelle scuole”.
A sostenerlo è l’Usb Scuola, che con un duro comunicato invita “i Collegi docenti e tutte le componenti presenti nei Consigli di Istituto a prestare molta attenzione sulla costituzione di eventuali reti di ambito e di scopo e a denunciare eventuali pressioni dei dirigenti scolastici sugli organi collegiali in tal senso”.
Perché, continua il sindacato di base, “si compie in questo modo ciò che prevedeva la legge sull’autonomia scolastica, ma con l’aggravante di alcune caratteristiche che incideranno sull’erogazione del servizio in generale dal punto di vista amministrativo e didattico”.
I pericoli che l’Usb Scuola intravede sono diversi:
1) Le istituzioni scolastiche continueranno sempre più a farsi carico della gestione di pratiche amministrative che prima erano gestite dagli uffici scolastici provinciali e regionali (aumento dei carichi di lavoro?).
2) L’autonomia amministrativa tramite reti creerà figure tanto specializzate dal punto di vista burocratico su mansioni di didattica, sperimentazione, ricerca, quanto avulse dal contesto scolastico e dalla didattica reale (divisione della categoria docenti in quadri intermedi e docenti di classe?).
3) I dirigenti scolastici a capo delle reti costituite per l’amministrazione gestiranno compiti particolari prima in carico agli uffici territoriali anche su temi delicati (anticorruzione, pensioni, rapporti bancari e assicurativi) che in tutti gli altri comparti della pubblica amministrazione non sono mai a carico dei singoli uffici proprio per garantire un rapporto di terzietà che, invece, in questo modo nella scuola verrà meno.
4) Il diktat secondo il quale questi accordi di rete non potranno prevedere l’utilizzo di ulteriori risorse economiche ovviamente ci fa pensare che le scuole potrebbero dover mettere in campo risorse interne per ottimizzare un carico di lavoro che diventerà sempre più cospicuo per il personale ATA oggi in servizio nelle segreterie.
Per il sindacato, le reti di ambito e di scopo sono uno degli ultimi anelli che hanno origine nei commi 70 e 72 della Legge 107, secondo cui gli uffici scolastici regionali si fanno “promotori (costo zero) della costruzione di accordi di rete che dovranno “valorizzare le risorse professionali” (per esempio l’organico e i piani di formazione), ma anche gestire funzioni e attività amministrative (per esempio istruttorie, pratiche, ricostruzioni di carriera, ecc.)”.
L’Usb scuola non ha dubbi: “Si tratta di un tentativo nemmeno troppo mascherato di cambiare radicalmente la governance delle scuole statali, ma il vero obiettivo strategico è ovviamente la razionalizzazione delle risorse, che si tradurrà anche questa volta in una riduzione del personale e in un aumento dei carichi di lavoro”.
E ancora: gli accordi di rete serviranno a “condividere le proprie risorse umane e finanziarie. Ogni scelta per le scuole in rete verrà determinata da una conferenza di servizio dei dirigenti scolastici, i quali prenderanno in autonomia decisioni didattiche e decisioni burocratiche. Come si potrà gestire una rete con tutto quello che viene stipulato in questi accordi solo tra dirigenti scolastici? In che modo questi accordi entreranno in relazione con il contratto collettivo nazionale e con la contrattazione integrativa di ogni istituto? E in che modo saranno coinvolti dal punto di vista decisionale e fattivo gli organi collegiali presenti in ogni scuola?”.
Il pericolo, continua il sindacato, è che sui “temi legati alla didattica, alla ricerca, alla formazione/aggiornamento, alla sperimentazione e allo sviluppo” venga “scavalcato il Collegio docenti presente in ogni scuola, nel quale i docenti dovrebbero poter esprimere il proprio parere anche sulla costituzione di una rete di scopo. L’approvazione del Consiglio di Istituto, invece, ci chiediamo se sarà solo un mero passaggio formale?”.
C’è poi un ultimo aspetto: “per quanto concerne l’utilizzo dei docenti in modo intrascolastico occorrerà la libera adesione di questi docenti e i dirigenti dovranno fornire informativa ai sindacati confederali e alle RSU di istituto (art.7 comma 3 del DPR 275/99), le quali però non contrattano più da qualche anno l’assegnazione dei docenti alle cattedre”.
“Le decisioni assunte dai presidi – conclude l’Usb – dovranno essere pubblicizzate, ma a causa delle ripercussioni che queste decisioni potranno avere sul personale e sull’organizzazione del lavoro, i dirigenti saranno chiamati al confronto con le OOSS per quanto concerne il rispetto dei criteri adottati e il principio di non discriminazione sul luogo di lavoro”.
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