In attesa di sapere con precisione le misure che saranno adottate per la scuola nel prossimo Consiglio dei Ministri del 20 ottobre, si farebbe sempre più chiaro il percorso della legge di stabilità 2017, nella quale verrebbe inserito il “pacchetto scuola” con finanziamenti aggiuntivi di 215 milioni che arriverebbero, a regime, su oltre 400 milioni, per la copertura delle deleghe.
Sembra assai probabile infatti che nella nuova Legge di Bilancio si potrebbe introdurre un nuovo piano di mobilità che andrebbe a modificare l’attuale relativa al 2016/2017. Si parla di eliminare il vincolo triennale che lega i docenti alla provincia di immissione in ruolo così gli insegnanti potranno presentare domanda di trasferimento verso la provincia di interesse più vicina a casa.
Per quanto riguarda gli Ata sembra sia sicura l’assunzione di 10mila Ata: 5 mila legate al turnover, mentre l’altra metà riguarderebbe il piano straordinario di assunzione.
Per quanto riguarda invece le 25 mila assunzioni di insegnanti, oggi coperti da supplenti, la prospettiva sarebbe quella di trasformare l’organico di fatto in organico di diritto che aiuterebbe anche a gestire meglio, il prossimo anno, le operazioni di mobilità e consentirebbe una ulteriore sforbiciata alle Gae.
La maggior parte dei posti saranno al Nord, e presumibilmente saranno suddivisi:
5.300 in Lombardia; 2.800 in Campania; 2.700 in Emilia Romagna; 2.500 in Veneto; 2.300 in Toscana; 2.200 in Sicilia.
Si parla anche di una fase transitoria di assunzioni con “corsi ad hoc” per i docenti abilitati inseriti nella II fascia delle graduatorie di istituto, consentendo così altre 80.000 immissioni in ruolo.
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Si tratterebbe di attivare un nuovo “Percorso abilitante speciale” , PAS, per gli insegnanti della terza fascia che pur insegnando da anni non sono ancora riusciti ad abilitarsi.
Per accedervi non sarebbe necessario il concorso, come avviene per il TFA, ma sarebbe solo obbligatorio aver prestato servizio come insegnante (con contratto a tempo determinato), per almeno tre anni. In pratica sarebbero corsi abilitanti speciali della durata di un anno, ma con frequenza obbligatoria, e si concluderebbero con un esame finale che abilita all’insegnamento.
Se però così fosse si aprirebbe un questione abbastanza singolare perché si andrebbero a premiare, a conclusione di tale corso, coloro che non hanno partecipato al concorso o che sono stati bocciati, e che potrebbero perfino scavalcare i vincitori del concorso.
Tuttavia rimane aperta una questione: cosa ne sarà dei docenti che non riusciranno ad abilitarsi neppure con il TFA III Ciclo?