Il prossimo 18 ottobre, presso la sede della Cgil, si terrà una conferenza stampa per monitorare le esperienze di alternanza scuola – lavoro che si sono svolte nell’anno scolastico 2015/2016, effettuate dalla Cgil, Flc Cgil, Rete degli Studenti Medi e dalla Fondazione Di Vittorio.
L’alternanza scuola – lavoro è una delle sostanziali novità introdotte dalla riforma “Buona Scuola”, novità che però ha suscitato e continua a suscitare polemiche soprattutto in merito alla sua concreta utilità e alla sua efficacia. L’idea iniziale, secondo il premier Renzi, alla base delle 400 ore di lavoro per gli istituti tecnici e delle 200 per i licei, era quella di trasformare le scuole in trampolini di lancio per il mondo del lavoro: ma può funzionare davvero?
Il primo passo è trovare un’attività effettivamente in linea con la tipologia di studi che gli alunni hanno scelto e, se per gli istituti tecnici questo è meno problematico, per gli studenti dei licei non è facile trovare un partner nel mondo del lavoro. Anche perché nella maggior parte dei casi i liceali non hanno assolutamente idea di cosa fare dopo e, complice la situazione lavorativa disastrosa nel nostro paese, non sono ancora consapevoli e sicuri delle ambizioni per le quali adoperarsi.
Inoltre convincere le aziende ad integrare al loro interno studenti di ogni indirizzo scolastico non è semplice come potrebbe sembrare. Basti pensare ad un’azienda che si occupa di prodotti alimentari: cosa potrebbe farsene di alunni di liceo e, viceversa, quale insegnamento utile potrebbero trarne questi ultimi?
Ecco perché nella maggior parte dei casi gli studenti finiscono con il dedicare queste ore ad attività che con la loro possibile carriera e con il loro indirizzo di studi non c’entrano granché come gli educatori all’interno delle parrocchie o, ancora più frequentemente, gli archivisti nelle biblioteche.
Dunque, questo primo anno di alternanza scuola – lavoro non si può di certo definire un esperimento di successo. Nonostante il pressing del Miur i risultati non possono definirsi soddisfacenti, anzi la quasi totalità degli studenti italiani ha visto in essa soltanto un’incombenza e il risultato ad oggi è che scuola e mondo del lavoro continuano a restare realtà distanti e distinte