Ultimata la fase di autovalutazione, mediante l’elaborazione del RAV e del Piano di Miglioramento, parte la valutazione esterna delle Istituzioni scolastiche. La “Conferenza per il coordinamento funzionale del sistema nazionale di valutazione”, istituita nel novembre del 2015 ai sensi del comma 5 dell’art. 2 del DPR 80/2013, è pienamente operativa.
Tale organismo, in tempi brevi, ha prodotto una serie di decisioni che hanno portato all’avvio dell’attività dei Nuclei Esterni di Valutazione, i quali rappresentano la seconda fase di un percorso che si articola in quattro diversi momenti: l’autovalutazione d’Istituto, la valutazione esterna, le azioni di miglioramento e la rendicontazione sociale (accountability).
Quest’ultima fase presuppone la diffusione dei risultati raggiunti, con indicatori comparabili, nonché la trasparenza e la condivisione del miglioramento del servizio con la comunità di appartenenza. A questo proposito, dal corrente anno scolastico, le scuole procederanno alla divulgazione del primo rapporto di rendicontazione sociale, nonché alla pianificazione di idonee iniziative informative pubbliche.
I Nuclei Esterni di Valutazione sono composti da un Ispettore Tecnico e da due valutatori. Il primo svolge funzioni di coordinamento, mentre i due esperti, uno proveniente dal mondo della scuola e l’altro dall’esterno, si occupano rispettivamente di processi didattico-educativi e di valutazione delle organizzazioni complesse.
La visita del NEV dura tre giorni e inizia con un colloquio con il Dirigente scolastico, il Nucleo Interno di Valutazione e le figure di supporto alla dirigenza. Successivamente vengono intervistati, singolarmente o in gruppo, docenti, genitori e studenti. Al termine il NEV elabora un Rapporto Esterno di Valutazione che sarà comunicato alla scuola e, sulla base di quest’ultimo, l’Istituzione scolastica provvederà a integrare e/o modificare in autonomia il proprio Piano di Miglioramento.
Il tutto è finalizzato alla crescita qualitativa dell’offerta formativa, la quale dovrà favorire lo sviluppo delle competenze di base degli alunni, il potenziamento dei loro apprendimenti, la riduzione dell’insuccesso scolastico e, quindi, il contenimento della dispersione.
Dal corrente anno scolastico, inoltre, parte la valutazione dei capi d’Istituto, introdotta dal comma 93 della legge 107/2015. Il Miur, infatti, nell’agosto del 2016 ha provveduto a emanare la direttiva n. 36, la quale si propone di favorire la trasparenza, l’efficienza e l’efficacia dell’azione dirigenziale.
Il processo di valutazione ruota attorno alla definizione di obiettivi, nazionali e regionali, che i Dirigenti dovranno conseguire. L’azione dirigenziale, finalizzata al raggiungimento degli obiettivi, sarà monitorata e gli esiti incideranno sulla retribuzione di risultato dei capi d’istituto.
Gli obiettivi nazionali esplicitati dalle “Linee guida per l’attuazione della Direttiva 36/2016 sulla valutazione dei dirigenti scolastici”, relativamente al triennio 2016/2019, sono i seguenti:
-assicurare la direzione unitaria della scuola, promuovendo la partecipazione e la collaborazione tra le diverse componenti della comunità scolastica, con particolare attenzione alla realizzazione del Piano triennale dell’offerta formativa;
-assicurare il funzionamento generale dell’istituzione scolastica, organizzando le attività secondo criteri di efficienza, efficacia e buon andamento dei servizi;
-promuovere l’autonomia didattica e organizzativa, di ricerca, sperimentazione e sviluppo, in coerenza con il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche;
-promuovere la cultura e la pratica della valutazione come strumento di miglioramento della scuola, anche attraverso la valorizzazione della professionalità dei docenti.
Accanto alle finalità nazionali sopra elencate, gli USR potranno definire, con apposito decreto del Direttore dell’Ufficio, eventuali obiettivi regionali. Tali obiettivi dovranno essere inseriti nel Piano Regionale di Valutazione.
Com’è agevole intuire, sta per essere avviata una nuova strategia di valutazione che si pone l’ambizioso obiettivo di andare oltre prassi valutative burocratiche e completamente scollate dai contesti e dalla realtà. L’intenzione è nobile. C’è solo da sperare che i valutatori interpretino il loro ruolo con senso di responsabilità, in chiave costruttiva e non cadano nell’italica tentazione di ridurre il tutto nell’ennesima insopportabile incombenza burocratica.