Dopo la “Buona Scuola”, è già in preparazione la “Corta Scuola”? Vediamo cosa sta accadendo.
I ‘padri’ del fallimento
Sul sito sussidiario.net (in data 4 nov.) Gianni Bocchieri si chiede “Assunzione docenti, chi è il ‘padre’ dell’operazione fallita? Il coro a due voci Renzi-Giannini”. Ma oltre a questi due ‘padri’, ci sono altri responsabili a cominciare dai giovani e brillanti ghost writers dello staff Miur e ancora altri magari responsabili per omissione, distrazione, altri motivi: i Sindacatoni, i presidi dell’ANP e non, altri soggetti più defilati. Bisognerà approfondire e parlarne.
Ciambelle ed errori
Renzi ha dovuto riconoscere gli errori. Prima (28 sett.) le ciambelle senza buco: “«Abbiamo preferito trovare le soluzioni per i professori che avrebbero dovuto muoversi. abbiamo permesso ad alcuni, soprattutto al Sud, di restare e abbiamo scoperto alcune cattedre al Nord: non tutte le ciambelle riescono con il buco. Se fossimo stati più bravi a gestire questa vicenda sarei stato più contento». Lo ha detto ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi a Rtl 105 attaccando il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e il suo sottosegretario Davide Faraone riferendosi alla gestione rovinosa della mobilità dei docenti, in particolare di quelli del Sud che insegnano nella scuola primaria. In debito di consensi in vista del referendum del 4 dicembre Renzi ha pensato così di recuperare una manciata di applausi nel mondo della scuola.”
Poi in “Faccia a faccia” con Minoli (6 nov.), Renzi ha confermato “Il mio più grande errore è stata la questione scuola, i soldi che abbiamo investito noi sulla scuola non li ha messi nessuno, non l’abbiamo gestita bene, ….“.
La preoccupazione di Renzi è chiaramente elettorale, sa che la scuola è schierata in modo compatto per il NO al referendum costituzionale.
Giannini non si dimette
Giannini però non ci sta (ed ha pure ragione!) a fare il capro espiatorio, replica in modo alquanto piccato a chi le chiede del ‘mea culpa’ di Renzi su errori nella Buona Scuola. “Non mi pare che abbia detto questo, francamente. Per quanto mi riguarda, più che errori credo che ci sia una complessità di una legge che si è, soprattutto in questa fase, combinata con un altro processo che non trapela dalle cronache. Dobbiamo ricordare le numerose sentenze dei giudici amministrativi che stanno rendendo complicatissima la gestione ordinaria dell’inizio dell’anno scolastico”.
In proposito Tecnica della Scuola si domanda e si risponde: “ma di fronte a questa dichiarazione di Renzi perché la Giannini non dà spontaneamente le dimissioni? Sarebbe almeno un gesto dignitoso. Il punto è che ormai in politica sembra non valere più neppure la regola della dignità”.
Ma in ultima analisi, Giannini ha molto meno responsabilità di Renzi, che dall’inizio si è attribuito il merito della Buona Scuola, rivendicandolo fino a poche settimane fa (v. “Renzi: non c’è più rispetto per i docenti, ma la riforma cambia registro e ne vado fiero).
La “Corta Scuola”
Invece Giannini intensifica le sue attività ministeriali. Oltre ad un eventuale nuovo Esame di Stato (di cui parleremo appresso), Miur sta procedendo deciso sulla strada dei licei brevi o quadriennali di interesse – pare – delle scuole paritarie e delle aziende industriali. È infatti alla firma un decreto ministeriale per aggiungere alle attuali 11 classi di liceo breve, altre 60 classi sia di liceo, che di istituto tecnico e istituto professionale. Formalmente si tratta di sperimentazioni, ma sono sperimentazioni il cui successo viene dato per scontato, quasi obbligatorio e già da subito. Giannini si sta appropriando dell’idea che fu di Profumo e Carrozza: dopo la “Buona Scuola” di Renzi arriva la “Corta Scuola” di Giannini. Anche questa di fretta, calata dall’alto, senza coinvolgere docenti e presidi. Se dovesse essere estesa e andare a regime, le conseguenze sarebbero: 2 o 3 mld di risparmio all’anno, 40.000 docenti in meno e 450mila/anno diplomati quadriennali sicuramente meno preparati, formati e maturi degli attuali (v. nelle Università, i corsi di recupero di Italiano e Matematica per matricole).
Già adesso il rendimento della scuola superiore è insoddisfacente e pari al 50-55%, cioè di 100 iscritti al primo anno se ne diplomano nei 5 anni regolari solo 50 o 55; degli altri: circa 15 devono ripetere un anno o due, circa altri 15 vengono promossi con voto minimo, con un calcione, quasi un condono e i rimanenti 15 rinunciano, si disperdono.
L’esame di Stato
Tra indiscrezioni e smentite, altra questione all’attenzione del Miur è quella dei nuovi Esami di Stato, anche se non si può escludere che il proposito ministeriale sia solo quello di affaccendarsi per una semplice, sbrigativa, economicissima tinteggiatura (‘na romanella) e poi suonare trombe e grancasse mediatiche.
“La serietà e il rigore delle operazioni di esame restituirebbero non poco consenso e non poco prestigio alla scuola e agli insegnanti; consentirebbero agli stessi diplomati di potere avere un report attendibile dello stato della loro preparazione professionale e di affrontare una prova impegnativa per la loro crescita umana” osserva il DS Raimondo Rosario Giunta che dà anche utili indicazioni e segnala errori da evitare (v. “Se potete, lasciate in pace gli Esami di Stato”).
“Commissioni di soli docenti esterni, anche con un unico presidente per istituto, ma di soli esterni” propone il DS Gianni Zen (v. “Nuovi esami di stato, due facili riforme per cambiarli sul serio”).