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Il 20 novembre la Giornata internazionale dell’Infanzia

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Il 20 novembre si celebra Giornata internazionale dell’infanzia, data in cui a New York l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò, nel 1989, la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rigths of the Child), intende far soffermare l’attenzione della scuola sull’importanza della tutela del bambino e sulla salvaguardia dei diritti essenziali al benessere dei minori (principi fondamentali: non discriminare (art. 2); superiore interesse (art. 3); Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino (art. 6); Ascolto delle opinioni del minore (art. 12)). L’Italia ha dato seguito alla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia con la legge del 27 maggio 1991, n. 176, depositata presso le Nazioni Unite il 5 settembre 1991.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti umani, in occasione dell’evento, invita le scuole a sensibilizzare gli studenti sulla questione, dato che si tratta di una tematica che tocca da vicino proprio gli alunni di scuola.

Attualmente, tutti i Paesi del mondo hanno sottoscritto tale documento; mentre, per la ratifica, mancano gli USA, il Sud Sudan e la Palestina. La Convenzione s’integra e trova i suoi riferimenti in molti strumenti giuridici internazionali, tra cui ricordiamo: la Carta delle Nazioni Unite (1945); la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948); il Patto internazionale sui diritti civili e politici; il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali; la Dichiarazione dei diritti del fanciullo (1959); la Convenzione di Ginevra (1924); la Convenzione contro la tortura, e ogni altra forma di trattamento o punizione crudele, inumano o degradante (1984); Convenzione internazionale per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (1965); Convenzione internazionale contro ogni forma di discriminazione contro la donna (1979).

Mai come adesso, in una fase storica di emergenze umanitarie continue e drammatiche come quella attuale, è doveroso richiamare l’attenzione di tutti sulla necessità – obbligo morale di tutelare i più bisognosi, indifesi e forieri di speranza: i bambini .

Aylan Kurdi, il piccolo siriano, la cui morte è avvenuta nel settembre del 2015, ha commosso il mondo intero così come la foto del connazionale Omran Daqneesh, vivo per miracolo dopo la distruzione della sua casa ad Aleppo; ma questo non ha impedito che in diverse circostanze si manifestassero anche nel nostro Paese comportamenti poco consoni all’accoglienza e al rispetto proprio nei confronti di chi non ha nessuna “colpa”, se non quella della nascita nella parte sbagliata del mondo.

I bambini sono il futuro, il riscatto e la possibilità di salvezza del pianeta e proprio per questo costituiscono il tesoro dell’umanità. Invece, i bimbi annegati in mare, da settembre 2015 ad oggi, secondo i dati UNICEF-UNHCR-OIM, sono più di 340; mentre 700 sono i decessi nel corso del 2015 e tanti altri sono vittime silenziose della mercificazione degli organi, delle varie forme di schiavitù (400 milioni i minori) , delle guerre, delle stragi terroristiche (Strage di Beslan, Strage di Nizza; Strage di Baghdad) di maltrattamenti fisici e psicologici e dell’impiego, come bassa manovalanza, nella criminalità organizzata. Per troppi piccoli un libro, un giocattolo, una caramella o una carezza sono autentici miraggi. Molti studi di psicologia dell’età evolutiva sottolineano il danno creato, nei primi anni, da una qualità della vita infima: essere estremamente poveri (in Italia il dato relativo ai bambini e ai ragazzi corrisponde a circa un milione) incide sulle capacità intellettive e condiziona drasticamente il futuro degli individui con grave detrimento non solo del contesto sociale al quale si appartiene, ma di tutto il globo (570 milioni sono quelli che nel 2015, secondo alcune ONG, vivono in condizioni di estrema povertà).

Scienziati, economisti, artisti, intellettuali e “semplici” uomini pensanti non hanno avuto (e non hanno) la possibilità di esprimersi e di regalare la loro unicità ai propri simili, perché, dopo una vita di stenti, muoiono prima. Lo Stato italiano, in quanto firmatario della Convenzione, deve sempre più sensibilizzare i cittadini verso tali problematiche e intervenire quanto più è possibile in ogni contesto e in ogni sede appropriata per difendere i soggetti più inermi.

La scuola, essendo aperta a tutti (art. 34 Cost.) e luogo di crescita per definizione, può operare, proprio tra i più giovani, e quindi per tempo, in funzione della divulgazione di informazioni, di contenuti e valori etici funzionali alla solidarietà e all’empatia. In tal senso possono essere diverse le attività da proporre in una simile ricorrenza: per le scuole del primo ciclo gli educatori potrebbero proporre canzoncine e filastrocche da recitare e mimare insieme sul tema dell’amicizia e della solidarietà (esempio La Marcia dei Diritti dei Bambini della Banda dello Zecchino d’oro; Voglio un mondo diritto di Mela Music; Girotondo (Unicef) etc.); mentre per le scuole del secondo ciclo, si potrebbe leggere, recitare e commentare in classe il preambolo della Convenzione dei diritti dei bambini; interessante potrebbe risultare l’analisi testuale della poesia “La parola «piangere»” di Gianni Rodari, la visione di alcuni film tra cui “La ricerca della felicità” di Gabriele Muccino o Oliver Twist di Roman Polanski.

“Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro, unici strumenti di lavoro di un bambino che dovrebbe tenere in mano sono penne e matite” (Iqbal Masih)