Mai come adesso, dai tempi nefasti del governo collaborazionista di Vichy, gli ebrei si erano sentiti così in pericolo sul suolo francese. Talmente in pericolo che molti hanno già accolto l’invito del premier israeliano Sharon a far ritorno in patria. L’inatteso rigurgito di antisemitismo in Francia ha colto tutti di sorpresa. Se l’analisi delle cause in chiave sociologica è tutto sommato semplice quando si tratta delle periferie urbane dove abbandono e miseria sono gli ingredienti base di ogni violenza, non è altrettanto agevole "giustificare" gli episodi di antisemitismo quando avvengono in ambienti protetti e ovattati come le scuole dei quartieri-bene della capitale.
Accade che in uno degli istituti più prestigiosi di Parigi, il liceo Montaigne nel sesto arrondissememt – l’edificio confina con i giardini del Lussemburgo e, quindi, con il Senato della Repubblica – un alunno della scuola media annessa sia maltrattato fisicamente e verbalmente per mesi da due compagni che lo picchiano regolarmente chiamandolo sporco ebreo. Il ragazzo incassa, tiene duro ma alla fine non ce la fa più e racconta tutto ai professori che immediatamente convocano il consiglio di disciplina. Dopo una breve inchiesta e un dibattimento alla presenza di tutte le parti previste dall’ordinamento scolastico, il consiglio emana la sentenza: i due studenti sono dichiarati colpevoli ed espulsi in via definitiva dalla scuola. Finisce così, con la giusta punizione per un pesante caso di bullismo con l’aggravante dell’odio razziale? No, le famiglie dei condannati non ci stanno e si rivolgono alla giustizia ordinaria. Dopo circa tre mesi di processo, il tribunale amministrativo d’appello annulla la decisione del consiglio di disciplina ritenendolo sproporzionato rispetto ai fatti e ordina il reintegro dei due studenti al liceo Montaigne. A questo punto scendono in campo la storica associazione SOS Racisme e il Consiglio delle Istituzioni ebraiche in Francia che si dichiarano sconcertate dalla decisione del tribunale, che in molti potrebbero leggere come un lasciapassare alla violenza razziale in classe. Dal canto suo la Lega per i diritti dell’uomo plaude invece a una sentenza che non trasforma in capri espiatori due ragazzini di dodici anni.
Troppo severo il consiglio di disciplina, troppo lassista il tribunale? La domanda è destinata a rimanere senza risposta. Quel che è certo, tuttavia – e alle statistiche non si può sfuggire – è che tra marzo e giugno scorsi nelle scuole francesi sono stati denunciati più di cinquecento atti di violenza a sfondo razziale, di cui più di centotrenta rivolti a studenti ebrei.