In dirittura d’arrivo il rinnovo del contratto per la Pubblica amministrazione. Sono ormai nove anni che i dipendenti pubblici vedono le loro retribuzioni ferme.
L’obiettivo è quello di chiudere prima del 4 dicembre, giorno del referendum. L’ultimo rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione risale al 2009 e nell’ultimo anno il tema è diventato caldissimo, soprattutto dopo la sentenza della Consulta del 24 giugno che stabiliva che il blocco dei contratti fosse illegittimo e incostituzionale. Il 5 aprile scorso venne siglato l’accordo quadro sulla riduzione dei comparti della Pa da 11 a 4: restano funzioni centrali, funzioni locali, sanità e conoscenza (istruzione, ricerca e scuola).
Durante l’estate (il 26 luglio) avvenne il primo incontro tra Madia e sindacati. Il governo si impegna all’avvio della trattativa per il rinnovo del contratto entro settembre e alla stesura del Testo Unico del Pubblico Impiego (la delega scade a febbraio) che è il veicolo normativo per la modifica della legge Brunetta. Partono quindi una serie di confronti tecnici all’Aran.
Il 24 novembre scorso inizia il nuovo tavolo di trattativa tra Madia e sindacati. Cgil, Cisl e Uil chiedono a livello economico un aumento non inferiore a 85 euro, cosiì come la specifica che il comparto della scuola rientri nel perimetro dell’accordo. Ragione per cui si chiede il superamento degli atti unilaterali. Ovvero le previsioni della legge Brunetta e della Buona scuola, riportando tutto nella contrattazione. La trattativa si arena sul nodo del salario e del superamento della legge Brunetta e il tavolo viene sospeso. Il giorno dopo arriva la sentenza della Corte Costituzionale che boccia parzialmente la riforma Madia della pubblica amministrazione complicando la partita dei contratti. Il resto è cronaca delle ultime ore con una trattativa che presto potrebbe portare alla fumata bianca.