La firma dell’accordo fra Governo e sindacati in materia di pubblico impiego non è facile da interpretare, nè è facile prevederne le conseguenze.
I punti interrogativi sono molti. Intanto non è ancora del tutto chiaro quanti soldi ci saranno per il 2017; si parla di 850 milioni di euro che, ripartiti fra i 3 milioni di dipendenti pubblici corrispondono a meno di 300 euro lordi all’anno a testa. I sindacati si sono però già affrettati a spiegare che il Governo ha garantito che nel triennio saranno stanziati complessivamente 5 miliardi di euro per onorare gli impegni contrattuali.
Altro nodo che dovrà essere sciolto e chiarito nelle prossime ore riguarda i vincoli contrattuali: i sindacati dicono che nell’intesa c’è la “promessa” del Governo di intervenire per riequilibrare il rapporto fra legge e contratti. Cosa nel concreto questo voglia dire non è però ancora dato di sapere.
Per la verità, insomma, sembra che l’intesa contenga un certo numero di “pagherò” sottoscritti dal Governo e che, per il momento, sono considerati dai sindacati il massimo che si poteva ottenere nel contesto attuale.
Ma è del tutto evidente che l’applicazione dell’accordo si intreccia con il voto referendario: se vincerà il NO, ci sarà un cambio di governo e, forse nel giro di qualche mese, anche un cambio di maggioranza, quindi a chi si rivolgeranno i sindacati per ottenere che l’accordo diventi operativo?
Se vince il SI il Governo dovrà in qualche modo onorare gli impegni, ma pur sempre compatibilmente con le risorse e i tempi a disposizione.
Più difficile ancora da decifrare è la decisione della Cgil di sottoscrivere l’accordo, soprattutto se si considera la situazione che si è creata nel mondo della scuola. Pur in assenza di poche Nei social le protesta per la firma dell’accordo già si sprecano e il commento più diffuso è immancabilmente: “Intanto noi votiamo ugualmente NO”.
Ma va anche detto che con questa offerta il Governo non pensava certamente di far cambiare idea al fronte del NO che si è consolidato nel mondo della scuola: al massimo l’accordo potrà spingere verso il SI una piccola quota di indecisi.
La firma della Cgil si può però spiegare, almeno in parte, se si tiene conto che il sindacato di Susanna Camusso (e anche quello di categoria di Pantaleo) è assai meno monolitico di quanto appare: in realtà – sostengono i bene informati che conoscono a fondo le dinamiche interne al sindacato – la Cgil non è affatto schierata compatta per il NO perchè anche l’area che fa riferimento al PD non necessariamente è tutta “anti-renziana”.
In ogni caso per la Flc la firma rappresenta un rischio: dopo aver contrastato in tutti i modi Renzi, Giannini e legge 107 come si potranno spiegare al mondo della scuola i motivi per cui si sottoscrive un accordo con il Governo?