Prendono sembianze sempre più definite i robot del futuro, destinati a lavorare vicino all’uomo, in casa o nelle fabbriche o ad avere applicazioni in campo medico.
Saranno robot sempre più simili ad esseri viventi: una sorta di animali hi-tech, capaci di crescere e di cambiare forma a seconda delle necessità.
Per esempio trasformando le zanne in pinne, o di schiacciarsi per superare una strettoia e soccorrere esseri umani sepolti sotto le rovine.
Le basi del loro sviluppo sono state tracciate da ricerche condotte in Italia. A disegnare lo scenario, alla luce dei risultati finora ottenuti, è il primo numero della rivista Science Robotics, che pubblica una rassegna firmata dai ricercatori italiani leader in questo settore: Cecilia Laschi e Matteo Cianchetti, dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e Barbara Mazzolai, dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova.
“A fare da apripista nel mondo – scrive l’Ansa – sono state infatti le ricerche condotte da Laschi e Mazzolai: da cui sono nati rispettivamente il robot polpo Octopus e il plantoide, il robot pianta e affonda le radici e sa crescere. Sebbene sia un campo di ricerca giovanissimo, nell’arco di una manciata di anni (all’incirca fra il 2009 e il 2012) la robotica soffice ha avuto uno sviluppo straordinario, che nella primavera scorsa ha portato anche alla prima competizione mondiale in cui si sono sfidati robot di questa nuova generazione”.
{loadposition eb-progetti}
“Si apre un nuovo scenario, con robot che si deformano, si schiacciano, si allungano e si accorciano perfino capaci di riparasi: è anche questo il futuro della robotica”, ha detto Cecilia Laschi.
Anche per Barbara Mazzolai l’obiettivo della robotica ispirata alla biologia è “non solo imitare la natura, ma andare oltre i limiti propri degli esseri viventi: è una progressiva integrazione di ingegneria e tecnologia per fare macchine sempre più utili all’uomo”. I robot del futuro, ha proseguito, potranno avere “abilità prima inimmaginabili” e “l’idea di fondo è che se i robot dovranno condividere I nostri spazi dovranno sapersi adattare”.
Questo sarà possibile perché, come gli organismi biologici, questi robot sapranno evolversi “e lo faranno sul computer, con controlli che si adattano a condizioni simulate”.
Per Matteo Cianchetti “I robot soft aprono scenari interessanti di ricerca per molte tecnologie innovative. I movimenti di robot costruiti con materiali morbidi sono più simili alle contrazioni tipiche dei muscoli degli esseri viventi che a quelli dei motori, la percezione richiede sensori morbidi e deformabili e la fabbricazione di robot soft richiede tecniche e macchine che permettano di modellare forme da materiali come il silicone”.
{loadposition eb-valore-formativo}
{loadposition facebook}