Appena si pensa ad un nuovo esecutivo parte inevitabilmente il totonomine di premier e ministri.
Il centro di ogni discussione diventa chi sarà il titolare di questo o quel ministero. Passa in secondo piano invece, sebbene non sia un elemento trascurabile quale sarà invece l’assetto dell’alta amministrazione perché il cambiamento di un esecutivo genera inevitabilmente una rivoluzione silenziosa. Se ne parla poco ma è capace di incidere e non poco sull’attività di qualsiasi governo, per quanto esso sia tecnico, politico, di breve o lunga durata. Si tratta del cd spoils system, ovvero il potere che hanno gli organi politici di individuare le massime figure apicali della pubblica amministrazione (segretari generali, capi di dipartimento etc.).
Il termine spoils system è nato negli Stati Uniti ed è una pratica corrente con l’arrivo di un nuovo presidente: si pensi a Trump che ha già designato al ruolo chiave dell’intelligence Usa, Mike Pompeo che succederà a James Clapper che non ha perso molto tempo a rassegnare le dimissioni dopo la sconfitta della Clinton. Vero è – si parva licet componere magnis – che anche in Italia al cambio di governo che in questa fase non sembrerebbe così epocale come quello degli States, qualche avvicendamento è facile prevederlo e ciò sarà anche la carta d’identità, spesso non esibita ai cittadini, dei nuovi burocrati di stato, ovvero quella parte invisibile dell’azione di governo, capace di ingolfare o dare slancio all’attività amministrativa.
La legge 145/2002 è stata la prima a regolare lo spoils system nel nostro paese alla quale ha fatto seguito la n. 286/2006. Per analizzarle però è opportuno anche tenere conto della sentenza n. 233/2006 della Corte Costituzionale che pur considerando legittimo l’impianto della legge, riconoscendo al principio di buon andamento della pubblica amministrazione priorità rispetto a quello di imparzialità che potrebbe essere condizionato dalla nomina politica degli alti dirigenti, ha escluso dallo spoils system la media dirigenza e i vertici delle società pubbliche. A questa sentenza si aggiunge la 103 del 2007 in cui appare confermata l’esclusione di alcune figure dirigenziali anche se bisogna rilevare che il confine che delimita queste ultime da quelle direttamente interessate allo spoils system, è poco marcata.
In ogni modo, lo spoils system italiano non può essere paragonato a quello di altri paesi perché l’assetto istituzionale dell’Italia è diverso e difficilmente pur scimmiottando – come è purtroppo nostra abitudine – altri modelli, è possibile ottenere gli stessi effetti. Vero è che la legge prevede che gli alti funzionari dello Stato, trascorsi 90 giorni dalla fiducia al nuovo esecutivo, cessino automaticamente dall’incarico. Ancora è presto per capire cosa succederà ma siamo certi che, nel bene o nel male, qualcosa è destinato a cambiare e non sarà affatto trascurabile.