“Anche noi di Libera facciamo questo: diamo valore alla storia”. Non ha dubbi Giuseppe Strazzulla, coordinatore dell’associazione “Libera” per la provincia di Catania, ragionando sulla campagna “Lib(e)riamo il documentario a scuola”, lanciata in Sicilia da un gruppo di associazioni e finalizzata alla promozione della visione di documentari come insostituibile strumento didattico degli insegnanti, trasversale alle materie, dalla storia alla geografia, dalle scienze all’educazione alla cittadinanza. Docente di Storia al liceo, esperto di linguaggio cinematografico e appassionato cinefilo, Strazzulla ha una lunga esperienza nel ricorso al cinema in didattica, “sino a qualche anno fa un metodo abbastanza centrale e oggi purtroppo trascurato… Spiegare il perché non è facile, forse perché le trasformazioni della scuola vanno in senso burocratico. Invece la videoteca scolastica dovrebbe avere un posto centrale negli istituti, non si capisce perché sia indispensabile che i ragazzi leggano Pascoli, Montale, Ungaretti ma non conoscano i capolavori neoclassici di Rossellini e De Sica. E tutto questo avendo di fronte una generazione per la quale la cultura dell’immagine è tutto.”.
Basata in Sicilia, regione fanalino di coda nell’utilizzo del cinema come strumento didattico (in decine e decine di comuni dell’Isola, piccoli e medi, non esistono neppure sale cinematografiche), la campagna “Lib(e)riamo il documentario a scuola” ha in programma una serie di iniziative che associano la visione di documentari attraverso la proposta di rassegne specifiche diretta alle scuole, – come avviene per esempio a Torino, dove l’associazione di insegnanti AIACE ogni anno propone alle scuole medie e superiori una rassegna al Museo Nazionale del Cinema – , all’analisi del linguaggio e dei contenuti attraverso l’intervento diretto di registi ed esperti. Per i promotori della campagna “Lib(e)riamo il documentario a scuola”, tra cui associazioni di produttori indipendenti e reti di giornaliste e documentariste, l’iniziativa ha tra i suoi interlocutori, oltre alle scuole, anche le istituzioni regionali che si occupano di scuola e di cinema. Si punta inoltre al consolidamento di partenariati con produttori, distributori, registi, esercenti, associazioni di insegnanti, per l’elaborazione di una piattaforma da proporre ai decisori. Intanto, a livello sperimentale, è stata lanciata alle scuole siciliane la proposta di visione con dibattito del film documentario segnalato da Agiscuola “1893. L’inchiesta”, scritto e diretto dalla giornalista e documentarista siciliana Nella Condorelli, prodotto con la collaborazione della Sicilia Film Commission.
Di genere storico, con il valore aggiunto del recupero di memoria e del contrasto agli stereotipi, il documentario narra una pagina di storia (trascurata dai libri) che vede la Sicilia protagonista positiva: il movimento dei Fasci siciliani dei Lavoratori e le rivendicazioni per il diritto al lavoro e all’istruzione tra il 1891 e il 1894. Forti dell’adesione di migliaia di contadini, zolfatai, operai, uomini e donne, diffusi su tutto il territorio, nell’estate del 1893 i Fasci promossero un grande sciopero contro la schiavitù del lavoro e la mafia dei feudi. Il primo dell’Italia unita. Sono considerati dalla storiografia internazionale come il movimento sociale più importante del XIX.mo secolo, dopo la Comune di Parigi. Per Leonardo Sciascia, rappresentano anche la prima rivolta antimafia dell’Italia moderna e contemporanea. Per la promozione di “1893, L’inchiesta”, la campagna “Lib(e)riamo il documentario a scuola” ha concepito un kit, inviato direttamente ai 431 istituti d’istruzione superiore delle nove province siciliane, che contiene un Dossier sul film documentario ricco di informazioni sia dal punto di vista artistico che tecnico, la Rassegna stampa, le info sulle proiezioni televisive (il documentario è stato trasmesso da RAI Scuola), la Segnalazione redatta da Agiscuola, il dipartimento per il cinema a scuola del ministero dell’Istruzione, Università, Ricerca, e una Scheda didattica con i personaggi del periodo, i filoni di approfondimento che si possono sviluppare a scuola e l’identificazione delle fonti. Tutte originali e verificate, a partire dall’inchiesta su cui si basa la trama: “L’agitazione in Sicilia. Inchiesta sui Fasci Siciliani dei Lavoratori” del giornalista veneto Adolfo Rossi, l’unica testimonianza diretta esistente dei Fasci dei Lavoratori, pubblicata a puntate nell’autunno del 1893 dal quotidiano La Tribuna di Roma, e collezionata presso la Biblioteca Alessandrina. Il kit è stato inviato anche all’Assessore regionale all’Istruzione che, tramite la sua assistente, ha dichiarato ampia disponibilità e apertura sul valore dell’iniziativa. La richiesta dei promotori all’istituzione regionale è sostenere il documentario come agenzia educativa atta a suscitare l’interesse dei ragazzi e delle ragazze.
Intanto, ad appoggiare la campagna è Franco Blezza, insigne pedagogista, ordinario di pedagogia generale e sociale all’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti, e autore di numerosi testi e saggi di pedagogia. “Tutto ciò che consente di allargare l’esperienza degli studenti è prezioso per i fini della scuola – argomenta Blezza – La digitalizzazione con la sua flessibilità rende il cinema adatto alla didattica di oggi, il cinematografo porta gli studenti in situazioni lontani sia nello spazio che nel tempo, facendo avvertire loro quella sensazione di realismo che rafforza anche il fine educativo. E’ errato continuare a considerare il cinema un di più, esso piuttosto possiede una forte capacità di incidere e lasciare messaggi culturalmente e significativamente educativi”.
“I giovani hanno voglia di farsi coinvolgere”, commenta Gherardo Colombo, ex magistrato, già componente del CdA Rai. A lui si sono rivolti i promotori della campagna per un parere “dalla parte dei ragazzi”, partendo dall’esperienza e conoscenza del mondo degli adolescenti maturata da Colombo negli incontri con le scuole e il dialogo diretto che porta avanti da anni sul difficile tema delle “regole” della convivenza, www.regole.it. “I miei incontri non sono mai formali, i ragazzi non mi vedono al di là di una cattedra, instauro con loro un dialogo diretto. Parlo molto delle relazioni tra loro e le regole. Occorre stimolare direttamente l’interesse dei ragazzi, è necessario avere con loro un rapporto nel quale si sentano protagonisti e non gregari e non spettatori passivi. Spesso ricorro anche alla Storia per affrontare gli argomenti di cui parlo, i temi inerenti la violenza e l’ingiustizia, nel dialogo con loro ricorre spesso il ricordo. Bisogna cercare il modo di provocare occasioni dinamiche di coinvolgimento. Come? Per esempio utilizzando i loro mezzi di comunicazione. Purtroppo ci sono docenti convinti che sia più utile seguire in modo pedissequo il programma di studi piuttosto che guardare insieme a loro un documentario e poi discuterne”. E sul tema della libertà di espressione, uno dei filoni di approfondimento proposti dalla campagna, Gherardo Colombo non ha dubbi: “ Il tema della libertà di espressione è tanto più rilevante quanto più difficile diventa esprimersi. Il problema di oggi è quello della possibilità di diffusione dei punti di vista e delle informazioni. Si può decidere di caricare “1893. L’inchiesta” su you tube rendendolo immediatamente disponibile. Non c’è dubbio che le maggiori difficoltà si avranno scegliendo una diffusione tradizionale, e qui la responsabilità è tutta delle scuole”.
“Ho scritto ciò che ho visto, senza pregiudizi, senza censure”, dice nel film Adolfo Rossi, l’autore della strepitosa inchiesta alla base del film documentario. E’ il 1893, gli articoli di Rossi dalla Sicilia stanno provocando un terremoto negli ambienti nazionali dell’informazione e della politica. La polemica principale è con il Corriere della Sera, che continua a veicolare un’immagine della Sicilia fatta solo di brigantaggio. Trent’anni dopo l’unità d’Italia, le scarne notizie dall’Isola parlano solo di questo, l’onestà professionale di Rossi rompe il muro del silenzio e degli stereotipi. Un tema su cui riflettere nelle scuole siciliane, di fronte all’insorgenza dei fenomeni di intolleranza e razzismo che i giornali ci raccontano ogni giorno.