Lo abbiamo sempre detto (ed è facile intuirlo) che dentro i concorsi nella pubblica amministrazione e soprattutto dentro quelli che riguardano la scuola, dal concorso a cattedra a quello per dirigente, sgorga un notevole flusso di interessi che inondano, impinguendoli, studi legali e organizzazioni nate ad hoc, ma saccheggiando nello stesso tempo le tasche di migliaia di persone che al danno assommano la beffa.
Sarebbero infatti circa diecimila i ricorsi in cinque anni contro i concorsi della pubblica amministrazione ma che, almeno davanti ai Tar, vedono la pubblica amministrazione vincere la maggior parte delle volte.
I numeri questa volta li fornisce Il Sole 24 Ore, anche se, precisa il giornale, il monitoraggio è complicato, perché non c’è un ufficio che tenga il conto di quante selezioni pubbliche finiscono davanti ai giudici nella fase del reclutamento, cioè quella del bando e dell’espletamento del concorso, fasi che sono di competenza dei giudici amministrativi.
Intanto da 2012 a oggi risultano 39 concorsi, soprattutto nella scuola, nelle Forze di polizia e nei Vigili del fuoco, mentre le elaborazioni messe a punto dal segretariato della giustizia amministrativa parlano di quasi 10mila ricorsi presentati presso i tribunali amministrativi.
Tuttavia se si tiene conto che spesso un ricorso è presentato da più persone e che una stessa selezione può essere oggetto di più cause, i 10mila ricorsi presentati ai Tar non corrispondono al numero di ricorrenti, né, tanto meno, dicono quanti siano i concorsi impugnati. Si tratta, tuttavia, di un ordine di grandezza che dimostra come il contenzioso sia pesante.
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In primo grado, la pubblica amministrazione riesce spesso ad avere ragione: oltre 3mila i ricorsi respinti contro i 1.800 accolti. E anche qui, scrive Il Sole, c’è da fare una precisazione: la mancata corrispondenza tra numero di cause definite e la somma di quelle accolte e respinte è imputabile al fatto che uno stesso verdetto può riferirsi a ricorsi su un’identica questione.
Diverso il quadro in appello: davanti al Consiglio di Stato o al Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia, infatti, si registra una sostanziale parità di verdetti: 786 a favore dei ricorrenti e 835 della pubblica amministrazione. In appello, però, arriva una solo una parte delle cause definite in primo grado: il 40% circa si perde per strada perché non c’è interesse a proseguire nel contenzioso.