La scrittrice Susanna Tamaro esprime la propria amarezza per situazione della scuola italiana definendola “sempre più classista”.
La polemica è apparsa sull’editoriale del Corriere della Sera di qualche giorno fa in cui Tamaro analizza, dal suo punto di vista, quali sono i punti dolenti e le colpe che hanno portato ad abbassare il “livello delle pretese”.
La scrittrice, prima di tutto, si concentra su quelle che potrebbero essere le responsabilità, individuando nel sistema politico diverse falle: “il sistema politico ha sempre considerato il Ministero dell’Istruzione come un jolly da tirar fuori dal cappello nei momenti di bisogno, scrive Tamaro, una botta ai sindacati, una botta ai concorsi, un po’ di fumo soffiato in faccia alle famiglie per mascherare che sotto il fumo non c’era nessun arrosto e avanti così, inventando pompose rivoluzioni che, alla prova dei fatti, si sono mostrate, per lo più, drastiche involuzioni”.
“La vera emergenza nazionale, secondo l’autrice di Va’ dove ti porta il cuore, è l’educazione. Non essere gravemente allarmati e non fare nulla per risolverla vuol dire condannare il nostro Paese ad una sempre maggior involuzione economica e sociale. Che adulti, che cittadini, che lavoratori saranno infatti i ragazzi di queste generazioni abbandonate alla complessità dei tempi senza che sia stato loro fornito il sostegno dei fondamenti? Sono stati cresciuti con il mito della facilità, del tirare a campare, ma la vita, ad un certo punto, per la sua stessa natura pretenderà qualcosa da loro e gli eventi stessi inevitabilmente li porranno davanti a delle realtà che di facile non avranno nulla. Allora, forse, rimpiangeranno di non vere avuto insegnanti capaci di prepararli, di educarli”.
Infatti, per Susanna Tamaro bisogna andare oltre l’istruzione, bisogna educare che però “richiede l’esistenza di un principio di autorità, principio ormai scomparso da ogni ambito della vita civile”.
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In tal modo la scrittrice chiama in causa anche le famiglie, partendo da un quesito: “Chi educa oggi? Le poche famiglie che caparbiamente si intestardiscono a farlo si trovano a vivere come salmoni controcorrente. Il ‘vietato vietare’, con la rapidità osmotica dei principi peggiori, ormai è penetrato ovunque, distruggendo in modo sistematico tutto ciò che, per secoli, ha costituito il collante della società umana. Dalle maestre chiamate per nome, ai professori ai quali si risponde con sboccata arroganza, al rifiuto di compiere qualsiasi sforzo, all’incapacità emotiva di reggere anche una minima sconfitta: tutto il nostro sistema educativo non è altro che una grande Caporetto. Agli insegnanti validi — e ce ne sono tanti — viene pressoché impedito di fare il loro lavoro, anche per l’aureo principio, tipicamente italiano, per cui un eccellente ombreggia i mediocri che non vogliono essere messi in discussione nella loro quieta sopravvivenza”.
Susanna Tamaro chiude la sua riflessione auspicandosi di uscire il prima possibile dal caos demagogico e fornendo la sua personale ricetta per andare avanti: “oggi che il gran caos demagogico ha paralizzato il naturale ricambio generazionale e la miserabile retribuzione della categoria ha trasformato l’insegnamento in una sorta di sine cura per molti, c’è bisogno di destinare più risorse alla scuola ‘per educare veramente le giovani generazioni’. Solo così la scuola tornerà ad essere una possibilità di crescita offerta a tutti, e non solo ai pochi privilegiati che si possono permettere la fuga dal demagogico lassismo dello Stato”.
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