È una storia particolare quella del docente universitario di Firenze che voleva attivare la sua identità digitale, il cosiddetto Spid, per mezzo della carta sanitaria della Regione.
Come riporta il sito internet Agenda Digitale, per il professor Nicola Casagli tutto è cominciato nei primi giorni di maggio del 2016, quando il nostro docente ha pensato bene di utilizzare la procedura con un Identity Provider che offre il servizio gratuitamente a chi possiede la carta nazionale dei servizi (CNS), attivata con il PIN del tesserino sanitario della Regione.
Non aveva esigenze particolare, ma perché non mantenersi al passo con i tempi? Aveva pensato il prof, ignaro di quanto gli stava capitando. Soprattutto perché lo Spid permette di accedere a servizi e anche alla formazione professionale.
Inizia cosi l’assurdo viaggio del docente appassionato di tecnologia nei contorti cunicoli della burocrazia. Un percorso che comincia con la registrazione sul servizio Cloud del provider con nuove credenziali, moduli da firmare che consentono di avere a costo zero una XXXID e un numero verde da chiamare per chi non è in possesso della firma digitale. Fin qui nulla di che, tutto nella norma.
Ma andando avanti, il docente scopre che occorre inserire la CNS in un lettore apposito, per scoprire successivamente che lo stesso non funziona: gli dicono di scaricare altri due programmi, che si chiamano CNS Manager e PIN Tool. Ma solo dopo verifica di persona scopre che in realtà non servono a niente e funzionano pure male. A questo punto, il nostro prof richiama il numero verde e l’operatore gli spiega che deve chiamare in realtà il numero verde della CNS perché il problema è loro.
Peccato che dall’altra parte del telefono, stavolta al numero verde della CNS, un secondo operatore gli risponde che deve chiamare il numero verde del provider perché il problema è loro. Ma il danno non è finito qui: infatti il prof scopre anche che adesso la sua CNS è bloccata e non funziona più il suo PIN.
Così, “armato” di santa pazienza va sul sito web della CNS per scaricare un certificato digitale che richiede un nuovo PIN, richiama il numero verde della CNS per farsi spiegare che per riattivare la CNS devo andare fisicamente presso una farmacia o una ASL, oppure andare in farmacia e ottenere un PIN tutto nuovo.
Purtroppo anche col nuovo PIN, la CNS rimane bloccata. Richiama a questo punto di nuovo il numero verde, ma l’operatore gli riferisce di andare di nuovo alla ASL perché solo lì possono sbloccare le CNS. Mentre i farmacisti possono rilasciare solo i nuovi PIN.
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Purtroppo, non è finito qui il tragicomico percorso del nostro docente. Il quale scopre solo in quel momento che solo in alcuni giorni nelle ASL si possono sbloccare le CNS.
In questo momento si trova a non avere lo SPID, né la XXX-ID, nemmeno più il PIN e neanche il PUK, la CNS è bloccata per cui non può più usare i servizi sanitari online della Regione. Ma non si dà per vinto, anche perché è laureato in informatica con Master all’estero ed ha vinto 4 concorsi universitari, quindi non è certo la tecnologia a spaventarlo.
Un nuovo “sprint” è dato anche dalla moglie, insegnante di scuola superiore che vuole attivare lo SPID per usufruire del Bonus messo a disposizione per l’aggiornamento professionale. Scelgono entrambi di sfruttare la possibilità che il buono possa essere utilizzato anche su Amazon e si riattivano utilizzando un nuovo provider che offre la possibilità di identificazione mediante Skype call, Messagger e Google Hangouts.
È la partita decisiva fra l’intelligenza umana contro l’Italia digitale. Un professore universitario e un’insegnante di matematica uniscono le forze contro il portale web del provider.
Il sito è invece bellissimo, chiaro, semplice e immediato. La registrazione facile ed intuitiva. Immessi i dati viene richiesto un appuntamento per una Skype Call.
Aspettano tre mesi poi finalmente arriva la mail che fissa l’appuntamento telefonico.
I due docenti fanno la Skype Call con un giovane operatore e finalmente riescono ad ottenere l’agognata SPID. Tutto straordinariamente semplice. Peccato aver perso tempo nei mesi precedenti prendendo evidentemente un percorso sbagliato.
Morale: non sempre il mondo del futuro digitale è a portata di pochi clic.