“Sono arrivate le dimissioni formali del segretario e quindi per statuto si prevede la convocazione dell’assemblea”.
Così il presidente del Pd Matteo Orfini in apertura dell’assemblea aprendo per due ora la possibilità, prevista da Statuto, di candidarsi alla segreteria con 117 firme dei delegati, a seguito delle dimissioni di Matteo Renzi.
Subito dopo, poiché non sono pervenute candidature alla segreteria, al termine dell’Assemblea nazionale del Pd “partirà automaticamente il congresso” anticipato, ha detto lo stesso presidente Orfini. Da cui scaturirà il nuovo leader del Partito Democratico, con altissime possibilità che venga confermato Renzi.
Sarà sempre Orfini, nei prossimi giorni, a fissare la direzione che nominerà la commissione per il congresso.
Rimane altissimo il rischio di scissione, con un nutrito gruppo di democratici sempre più contrari alle decisioni del premier di accelerare sul congresso.
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Ci sarà la scissione e quali saranno i tempi? Prova a rispondere Pierluigi Bersani: “è naturale che, sentite le conclusioni, i tre che hanno presentato altre proposte (Emiliano, Rossi e Speranza n.d.r.) si vedano e decidano che fare. Con le dimissioni da segretario parte da adesso il congresso. E’ stata presa una decisione da Renzi e non credo che se la rimangerà subito. Ma non usciamo dalla sala con le bandiere rosse in mano, prenderemo una decisione…”.
Dice la sua pure Walter Veltroni. “Da molto tempo non partecipo alle riunioni degli organismi del partito, le mie scelte di vita mi hanno spinto a decidere così, era e sarà giusto così ma prendo pochi minuti per dire quanto mi sembra sbagliato quanto sta accadendo e per rivolgere un appello a tutti perché non si separi la loro strada da quella di tutti noi. Lo faccio non usando l’argomento tradizionale dell’invito all’unità ma dicendo ai compagni e agli amici che delle loro idee, del loro punto di vista il Pd ha bisogno”, ha concluso Veltroni.
Il destino sembra comunque segnato: il Pd si spacca. Per la scuola cosa cambia? Poco, visto che di fatto Renzi dovrebbe tornare a breve in sella.
La politica del partito di maggioranza, quindi, non dovrebbe subire scossoni. Legge 107/2015, la cosiddetta ‘Buona Scuola’ e decreti delegati compresi (che nel frattempo torneranno nella mani del Governo e salvo improbabili ripensamenti verranno approvati sostanzialmente con delle norme simili a quelle che hannoa avuto il via libera dal CdM un mese fa).
Per vedere un cambio di passo bisognerà attendere le elezioni.
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