Il personale scolastico che a seguito della riforma della scuola secondaria superiore dovesse essere gestito dalle Regioni dovrà rimanere comunque dipendente dello Stato, con gli stessi diritti e trattamenti contrattuali dei colleghi rimasti nei licei: il messaggio giunge dalla direzione nazionale della Uil scuola, riunita a Roma, al termine di una due giorni dedicata alla bozza di riforma del secondo ciclo proposta dal ministero dell’Istruzione. "Il personale che lavora negli istituti professionali, negli istituti tecnici e nei licei – ha riaffermato il segretario nazionale dall Uil scuola Massimo Di Menna – è personale dipendente dello Stato con contratto a tempo indeterminato e tale deve rimanere. La definizione del passaggio delle competenze dovrà avvenire, con un confronto triangolare Governo-Regioni-Sindacato. Occorrerà anche verificare gli eventuali effetti sugli organici ed affrontare i problemi conseguenti in un approfondito e concreto confronto con le organizzazioni sindacali".
Durante il confronto nazionale è emersa con forza l’esigenza di sostenere la partecipazione attiva e trasparente degli insegnanti e di tutto il personale della scuola nei processi di riforma. partecipazione che, secondo il sindacato, nella predisposizione dell’attuale bozza di riforma da parte del Miur, a partire dalla definizione degli obiettivi di apprendimento (Osa) non è stata favorita. "Se non si tiene conto dell’importanza del ruolo che gli insegnanti sono chiamati a svolgere – ha detto Di Menna – si rischia di fare un’operazione puramente istituzionale, di ingegneria di sistema". Sono emerse, inoltre, diverse prese di posizione, sempre riguardanti la riforma del ciclo secondario dell’istruzione, che presto verranno sottoposte al Miur: tra queste, la netta contrarietà al dualismo tra sistema dei licei e sistema professionale; l’esigenza di un solido percorso di istruzione di base per i due ambiti; aprire alla possibilità di accedere all’Università direttamente dall’istruzione professionale e non solo tramite i licei; la richiesta di modificare il terzo anno dei licei introducendo indirizzi con un doppio percorso, uno verso l’Università e l’altro verso la specializzazione tecnica integrato con gli Ifts (Istituti di formazione tecnica superiore post-diploma), procedere ad intese maggiormente definite tra tutte le Regioni e lo Stato.
Su quest’ultimo punto si è a lungo soffermato Di Menna: "la bozza di decreto – ha detto il segretario della Uil scuola – prevede la possibilità di accordi tra Stato e singole regioni per il passaggio delle competenze in materia di istruzione professionale. Potrebbe accadere che una regione firmi un accordo di ‘passaggio’ e un’altra no: in questo modo si rischierebbe di avere un sistema frammentato e pasticciato con istituti che attuano accordi regionali e altri l’ordinamento statale. La Uil Scuola è contraria a questa ipotesi che determinerebbe una forte differenziazione nel diritto su base territoriale, che invece lo Stato deve garantire a tutti, in termini di qualità. Al contrario si deve procedere a intese tra tutte le Regioni e lo Stato, ed il sindacato, in particolare per gli aspetti riguardanti il personale".
Al fine di favorire la più ampia partecipazione da parte degli insegnanti, la direzione della Uil ha deciso infine di affidare l’approfondimento e la valutazione dei contenuti degli "degli obiettivi di apprendimento" previsti nella bozza di riforma, a una serie di scuole campione su tutto il territorio nazionale: in tal modo saranno gli stessi insegnanti, con la loro esperienza e la loro professionalità nelle diverse materie a fornire osservazioni, suggerimenti e indicazioni correttive ai testi predisposti dal Ministero dell’Istruzione.
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