“Errori come quelli sulla mobilità non devono più ripetersi per questo chiediamo al Ministero un gesto riparatorio per le vittime”. E’ quanto chiede Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda degli insegnanti, dopo aver svelato il lacunoso software utilizzato dal Miur per la mobilità dello scorso anno.
Il sindacato, dopo aver ottenuto dal Tar del Lazio l’accesso agli atti negato dal Miur, ha presentato oggi una perizia tecnica sul contestato algoritmo. “Abbiamo calcolato che questo pasticcio ha comportato circa 7000 ricorsi, di questi solo duemila sono stati oggetto di conciliazione e anche in quei casi gli insegnanti non sono tornati a casa. Inoltre mi chiedo – continua Di Meglio – perché il ministero continui ad appaltare questi sistemi a società esterne, con costi che incidono non poco sul bilancio. Si dovrebbe invece dotare di tecnici valenti e creare una divisione interna, si eviterebbero spese e problemi. Inoltre il ministero dovrebbe valutare se il prezzo pagato per l’algoritmo sia congruo”, costo che si aggira intorno ai 440 mila euro versati nelle casse dei Hp e Finmeccanica.
Il software è stato definito “confuso, lacunoso, ampolloso, ridondante” dal pool di ingeneri provenienti dalle Università La Sapienza e Tor Vergata di Roma. “E’ un sistema che potremmo definire poco efficiente”, ha spiegato l’ingegnere Alessandro Salvucci di Tor Vergata. “E’ stato fatto un lavoro frettoloso, utilizzando ambienti pre-esistenti, vecchi e superati”.
A rendere più difficile il lavoro degli ingegneri è stata anche la mancanza di alcune parti sostanziali della documentazione del progetto, quella che attesta la struttura e il formato del database con cui si gestiscono le informazioni di input e output e necessaria per verificare la correttezza del programma. “Si tratta di un comportamento davvero poco trasparente da parte del Ministero e per questo ieri abbiamo inviato una diffida per richiedere la parte mancante della documentazione”, afferma l’avvocato Michele Bonetti che ha curato il ricorso al Tar del Lazio per ottenere l’accesso agli atti negato dal Miur. “Non siamo di fronte ad un segreto di stato, il Tar ha emesso una sentenza passata in giudicato e il Ministero è tenuto a fornire tutti i dati, compreso il contratto d’appalto. Non è escluso che su questi punti potremo agire ancora contro il Ministero. Adesso però – conclude il legale – vanno riaperte subito le procedure di conciliazione per ripagare gli insegnanti ‘deportati’ di tutti i danni subiti”.