Fluctuat nec mergitur recita il motto della città di Parigi, è in balia dei flutti ma non affonda. La scuola francese sembra aver fatto sue queste parole e – benché angustiata da mille proteste studentesche contro il progetto di riforma in corso, che in molti licei si sono spinte fino al blocco delle lezioni – ha battuto quest’anno ogni record in fatto di promozioni agli Esami di Stato, il difficile e selettivo baccalauréat che, dai tempi di Napoleone, turba i sonni degli adolescenti francesi e delle loro famiglie.
80,2% è la media nazionale di diplomati, una percentuale che supera di mezzo punto quella dello scorso anno e che scavalca di qualche centesimo di punto la soglia “simbolica” per la quale tutti, ministri vari in testa, si sono battuti nel corso dell’ultimo decennio. I risultati migliori li hanno ottenuto gli studenti dei licei – 84,1% di promossi – mentre i tecnici e i professionali hanno subito una lieve flessione attestandosi su una percentuale del 76,3%. Come ormai capita da qualche anno, le città che contano il maggior numero di promossi sono rispettivamente Rennes, Grenoble e Strasburgo, con una soglia di diplomati che tocca quasi il 90%, mentre fanalino di coda è Créteil, grosso centro dell’hinterland parigino con un 77,5% di promozioni nei licei e un ancor più esiguo 66,5% nei tecnici e professionali. Ma quest’ultimo dato non sorprende più di tanto: Créteil, infatti, che pure ha compiuto notevoli passi in avanti in materia di integrazione e di urbanismo, continua a soffrire dei mali di tutte le periferie urbane che a scuola si traducono in disaffezione, violenza, dispersione.