“Non abbandoniamo Timor Est, la sua popolazione ha bisogno estremo di assistenza: in quella zona d’Asia c’è un tasso di povertà, demografia e disoccupazione altissimo. L’Italia, l’Europa e le Nazioni unite sono chiamate a rendere autonoma la prima nazione indipendente del terzo millennio attraverso un adeguato sostegno al suo sviluppo economico”. Il grido d’allarme su una delle zone più povere dell’Asia è di Benedetto Giuntini, responsabile dell’ufficio Asia del ministero degli Affari esteri. Per esprimerlo il funzionario ha colto un’occasione davvero attinente: la presentazione del libro di Andrea Curti, “Obiettivo Timor Est”, avvenuta il 15 luglio a Roma presso il Dipartimento di Geografia umana dell’Università “La Sapienza”. Un libro che vuole far luce su un capitolo di storia poco conosciuto raccontando il processo d’indipendenza, dalla dominazione indonesiana, di un piccolo ma orgoglioso popolo.
Secondo Giuntini l’indipendenza di Timor Est, proclamata da Kofi Annan nel maggio del 2002, è un esempio di come le Nazioni unite riescano a partecipare attivamente alla costruzione di uno Stato. “Ora però – ha aggiunto il funzionario degli Affari esteri – serve un ulteriore sforzo, anche con contributi italiani ad hoc, per migliorare la qualità della vita, il livello di democrazia e di capacità amministrativa di un paese solo apparentemente povero: non dobbiamo dimenticare, infatti, che il mare di Timor ha degli importanti giacimenti”.
Alla presentazione del testo ha preso parte anche Ugo Papi, responsabile dei Democratici di sinistra per l’Asia: “Gli atti di eroismo e di determinazione del popolo di Timor che ha partecipato all’indipendenza – ha affermato Papi – devono rimanere vivi nei nostri occhi: lo sterminio di oltre 200.000 timoresi, pari ad un quarto di tutta la popolazione, deve essere uno stimolo a non far cadere mai l’attenzione su quello che rimane uno dei migliori successi delle Nazioni unite”.
Emblematiche, da questo punto di vista, le stime fornite da Francesca Lancini, inviata di PeaceReporter: “Ad oggi questa nazione risulta probabilmente la più povera del sud-est asiatico: il 45% degli abitanti di Timor ha meno di 15 anni; la metà dei bambini è sotto-peso e il 12% muore prima dei 5 anni. Il tutto in un contesto dove un terzo delle strutture risultano distrutte da 25 anni di guerra gli spostamenti sono difficoltosi e affidati ancora ad animali da soma che solo pochi abitanti possono permettersi”.
Secondo l’autore del libro in Italia ben pochi conoscono come sono andate le cose negli ultimi anni in quello spicchio di Asia “che, insieme alla Filippine, rimane l’unico a maggioranza cattolica in un area prettamente musulmana: c’è una cortina di silenzio – ha spiegato Curti – con cui, almeno nel nostro Paese, è stata trattata la questione Timor. Ancora non si è compreso se la sanguinosa guerra è stata di religione oppure per contendersi il petrolio. Dagli studi svolti si propende per la prima ipotesi: ciò che contraddistingue oggi Timor è infatti il grande orgoglio di un popolo che ha pagato a caro prezzo la sua indipendenza e che può essere da esempio per tutti quei Paesi, Iraq in testa, alla ricerca della propria identità e della propria cultura”.